Voglia di lasciarsi sorprendere (+)

M. © 2007

Voglia. Proprio tanta. Di lasciarsi sorprendere. Nient’altro da dichiarare, signor giudice, a parte un sovraccarico di lavoro ed un extraterrestre che si cucina funghi fritti nel mio giardino (dove cacchio l’avrà parcheggiata l’astronave?).

Oggi, per esempio, mi ha sorpreso scattare questa foto che, più la vedo, più mi dico che rende bene il concetto sintetizzato nel titolo (nell’espressione della bimba, in vero, c’è anche un po’ di sogno) e che sono proprio bravo. E modesto (questo avrei potuto evitare di scriverlo ma fa così politically correct fingere di esserlo, modesto!).

Ma io non voglio punto essere politically correct. Ennò. Tipo che se mi va di dire che mi stan sul gargarozzo i mussulmani (ok, quelli moderati no, va bene) io lo dico. EvvVabbeh, quanti mussulmani leggeranno qui? Amen (che non è la parola più adatta in questo caso). Non lo dichiarerò, però, neanche sotto tortura, che mi provocano l’orticaria i zampdoriani (escluso Rex e la Mic) e considero anacronistici (che bella parolina ho trovato, eh) i comunisti estremisti (sottolineo estremisti (tipo che bertinotti è un centrista)). Azz, l’ho detto! Ora mi toccherà chiudere in cassaforte il mio diariuccio oppure entrare nel mossad. Addolcisco e preciso (si sa mai): i comunisti estremisti li equiparo ai fascisti incalliti, nessuna differenza. Neanche il colore (vedi back blocks).

È un’eccezione, sia chiaro, quanto scritto. Questo è e rimmarà un blog terribilmente qualunquista uso a declamare le fantasmagoriche follie dell’Ammmre ed i sentimentalismi un tanto al chilo, oltre ad elogiare l’amicizia tra i popoli e sottolineare quanto siano ipocriti gli ipocriti (non fa una piega, no?). Il mare, asiusual, farà da contorno e pure da ciliegina sulle ostriche.

Tra parentesi… Ok, sono stanco e lo yogurt era andato a male, però, cazzo, avrebbe potuto lasciarmene almeno uno, dico, di fungo, il tipo buffo in giardino (ehi, tu, io adoro e.t., non t’arrabbiare!). Magari allucinante. Per fortuna domani è un’altra notte (scrivo così ma lo so che avrebbi dovuto scrivere “sarà” e non “è”, però certi film comuni van rispettati). Ed io avrò (ma anche “potrei avere”) voglia di lasciarmi sorprendere. O, cacchio, sto diventando ripetitivo. Sto diventando ripetitivo. Sto. Marz… Morf…

Tra le righe… Con ‘sta serie fregnacce mi sa che l’ho proprio brutalizzata la fotografia di cui sopra. E pensare che volevo solamente scrivere: “Voglia. Proprio tanta. Di lasciarsi sorprendere.”. Tutto lì, semplicemente. Doucement. Ed invece, ora, mi tocca cercarmi un buon avvocato, donna (nel dubbio…), zampdoriana e pure musso-comunista.

Tangueria

Tangueros © 2007

È un gioco, ma giocosissimo, sai. Quindi devi prenderlo molto seriamente. È una questione di pelle, beh, di pelle ma non proprio di contatti quanto, piuttosto, di sfioramenti. È un’arte che parla di rilasci e di prese attraverso un’altalena di equilibri mutanti. È uno scambio di intimità nel quale i ruoli sono molto chiari. È che non devi porti domande, le regole sono poche e variabili, i gesti li scrivi tu in un crescendo d’intensità. È un vortice, si. Vedilo come un vortice nel quale ti senti risucchiato senza perché. Ci riesci? È tutto un lasciarsi andare, guidati dalle note del sentirsi. È una roba da bulli che può assumere, nel tempo, connotazioni che sanno di malinconia. Per quel che ne so la fuga non è prevista. È sensualità, pura, rossa, graduale. È una ciucca sublime al cui apice ti scambi perle di sudore con uno sconosciuto. È wow! È elegante come due corde parallele di violino che si musicano nella fisarmonica vibrazione. È una roba di strada, molto da gente di strada. È uno scambio di sguardi ad occhi chiusi. È un non calpestarsi. È una trottola in due pezzi. Una trottola che guizza su un pavimento di nuvole. È comandi e risposte. È civettuolo. È energia sperimentale. È uno spostamento d’aria per conquistare l’altrui fiducia. È una burla un po’ complice, un po’ bastarda. È attenzionare più che attenzionar sé stessi. Vedi, è improvvisazione senza schermi, in fin dei passi. È come una tangueria, l’amore. Questo, sai, avrei voluto dirti, se non mi fossero scivolate le parole sotto il tacco.

E così

Linosa © 2007

E così anche quest’estate è andata. Rimane sempre il mare, con le sue prospettive che variano a seconda di come lo guardi, generando punti di fuga sempre diversi. Sempre uguali.

I soliti sopravvissuti sull’autostrada. Le solite mosche cazzute che però basta cambiare canale. La solita gioia incontaminata e repressa in gola.

Qualche persona speciale l’ho scovata, dentro il mio obiettivo, e l’ho vista soprendersi ad essere stata sorpresa.

Progetto per il futuro: far manutenzionare il mio naso colorandolo il più possibile di rosso rubino.

Ricerca costante. Voglio imparare a sintetizzare: produrre un segnale combinando diverse componenti armoniche.

Vado a fare un tuffo. Poi si vedrà.

Il padrino

Maddi © 2007

Quando (eravamo in chiesa), saltando nonni, zii e parentado misto, lei è corsa dal primo banco fino al portone di entrata dov’ero io, in piedi ed un tanticchio stralunato, solo per scambiare con me un segno di pace, mi è scoppiato il cuore dall’emozione. Lei è Maddi, la mia fglioccia, ha 8 anni e noi ci vediamo due-tre volte l’anno. La sera, poi, lei ed io, abbiamo parlato di un mare di cose: di stelle marine, della scuola e dei suoi sogni. Tornando a casa, in moto, lungo le strade della Valbrevenna, dentro un buio assordante, mi sono sentito un padrino realizzato.

Le parole, di questi tempi, mi sembrano di troppo ed allora metto tutta la mia passione nelle fotografie.

Con lievità

Una piuma imprigionata © 2007

Ho qualcosa da dire?

Sono passati due anni (esatti esatti), di scarabocchi ed immagini, da quando iniziai ad imbrattare queste pagine. Perchè? Ecco, non vorrei cadere nel perfido gioco di eviscerare le motivazioni di questo blog se pure, inevitabilmente, di alcune ne disquisisco, di quando in quando, con occasionali interlocutori. Varie ed eventuali: esprimersi, lasciare una traccia, condividere la solitudine, racimolare qualche numero di telefono, vomitare, perchè sono uno scrittore in erba e prima o poi lo scriverò anch’io il romanzo rivelazione del secolo, sputtanarmi, far vedere quanto sono bravo, ubriacarsi di belle parole, scandalizzarsi per le ingiustizie, promuovere la mia arte, farmi qualche scopata, innamorarmi ancora, giocare, prendersi in giro (barra) prendersi sul serio, coltivare patate, conoscere persone diversissime da me, trovare me stesso (barra) perdermi e ritrovarmi, ridere e piangere (weblog therapy), farmi apprezzare, de-somatizzare, spogliarmi, trovare stimoli, poetizzare e spoetizzare, cercare serenità, anche emozioni a spruzzo, illudermi, scoprire nuovi punti di vista e nuove fatuità, uscire dal guscio, sbirciare le altrui esistenze, comunicare ed accrocchi vari.

Ok, buono, mic, buono. Buono. Lo so che se ti impegni ne potresti trovare qualche dozzina ancora, di motivazioni. Non è questo il punto. Anzi, si. Meglio, il punto con virgola. Chè ben so, visto da fuori, quali siano le principali osservazioni che, nel corso di questa mia pervida attività pseudo-venatoria, mi sono state rivolte. Che uso una valanga di virgole, che questo blog è un romanzo a puntate, che sono formale, tragicomico, che a leggermi ci sono quasi solo “le tue lettrici” (quasi che, chi lo dice, le considerasse delle stupide ochette figlie di telenovelas e considerasse me un playboy di provincia travestito da delfino di città), che sono ermetico, che sono qualunquista, che parlo (scrivo) troppo.

Tutto vero. Allora rincaro: sono anche un pigro, uno esageratamente entusiasta e sprovveduto, un presuntuoso, un segaiolo (nessun eufemismo), un sognatore del cazzo, un fottuto figlio di papà cresciutello senza troppi problemi di ordine pratico, uno non ancora capace di lasciarsi andare al 100%, un amante dei bei culetti (altro che bellezza interiore), una eterna seconda scelta, un perditempo, uno che dice “ti amo” un po’ troppo velocemente, un superficiale (non sempre, eh, solo quando non mi immergo), un irrequieto, uno che rischia troppo, un bruttino ma antipatico, un timido quando conterebbe non esserlo, un esibizionista, uno con secondi fini, un irresponsabile, un solo.

Ora. Ora, mic, prendi uno specchio e guardati dritto dritto nelle palle degli occhi. Che cosa vedi? Un uomo migliore, rispetto a quando iniziasti a riempire di fregnacce queste pagine? Perchè se così non è lascia perdere e, senza fare alcun gesto drammatico, schiaccia il tasto pause e dedicati un po’ più assiduamente ai tuoi affetti ed a quel lavorone per cui ti stai facendo incastrare. Se, altresì, credi di essere riuscito, prima di tutto, a Comunicare e, limando le tue mancanze, a diventare un po’ più autentico, sta bene, stacca quella piuma dal ramo nel quale si impiglia sovente e lasciala volare. Impregnala di altro inchiostro e, come sempre, solo se hai qualcosa da dire, continua ad imbrattare queste pagine, sorridendo e pernacchiandoti su ciò che è stato.

Con lievità e fanculaggine.

Prego lasciare il proprio recapito telefonico, grazie. Sarete contattate per cenetta romantica a base di cozze e coniglio. Massima amenità.

Analisi quasi logica

Riassumendo questo periodo d’agosto, in poche parole, che troppe sono troppe (lo dicono le parole stesse):

Sardegna, Porto Raphael © 2007

1) Evidenza: ero fermo, immobile. Fermo ed immobile. Fermo ed immobile. Ancorato a me stesso da una forma di stomachevole paralisi liquida. Sublimavo deodorante e ciò non era saggio, mic, per bacco.

M/T Superba (autoscatto) © 2007

2) Problema: come fare per andare incontro ai miei desideri, pur conoscendone i rischi?

Linosa, sottosopra © 2007

3) Soluzione: muoversi, si, ma al rallenty, in punta di pinne ed in buona compagnia, per provare nuovamente ad attraversare l’oceano.

Linosa, polpo © 2007

4) Svolgimento: scuola di mimetismo, attraverso raffinate tecniche di presenza-non presenza. Invisibile ma pronto. Al tutto, per scommessa.

Sardegna, Porto Raphael © 2007

5) Risultato: ci sarà mica bisogno di spiegarla l’immagine? Sottotitolo: lacrime, sconfitta, un po’ di strizza, anche.

Linosa, tuffo © 2007

6) Evoluzione: pronti, ai posti e viaaa, mi tuffo nuovamente nella vita di oggi (emozioni, menate e curiosità, tutto compreso), come se tutto fosse successo. Io sono tornato. Con entusiasmo, come sempre. L’ironia ritornerà da sola. Insieme alle parole, col contaspruzzi.

Nel blu

Nel blu © 2007

Vinto dal silenzio, pinneggiando mi muovo di nuovo, ma lentamente.

È giunto il tempo di uscire dalla tana.

È giunto il tempo di andare a fare due chiacchere con i miei simili.

È giunto il tempo di accodarsi al branco.