Devo, voglio, desiderio

Devo, voglio, desidero.

Tornare a spiaccicare parole come mozziconi su questo schermo. Tutt.. attratto e nel belmezzodella luna, mentre l’aria calda e macaiosa dello scirocco avvolge la mia fronte, sento vibrare leggermente i polpastrelli delle dita e, così, quasi casualmente, questi si posano sui tasti morbidi ed invitanti della mia tastiera. Nuovamente. Dopo mesi.

Una birra. Fresca fresca freschissima come idee che rigenerano idee, di questi tempi. La desidero ora per progettare il mio presente, senza alcun timore. Salgoscendo le scale di pietra. Mi immergo nel mio bar sotto il mare per ascoltare il vento denso delle correnti invisibili. Le pieghe esterne delle mie labbra si aprono. Le gote si gonfiano. Gli occhi si allargano. Rido di meraviglia.

E ringrazio. Chi, senza nulla aspettarsi è passato tra queste parole putride di ragnatele, per lasciare il suo sorriso. A stamparsi, come mille bollicine piacevolissime, dentro il mio stomaco. Finirò mai di digerirle del tutto. Qunado ho sete le sento sempre in me. Carezze.

Devo, voglio, desidero.

Quello che ho. È tanto tanto tantissimo. Sono un ragazzo fortunato. I miei sogni più inquieti sono scolorati solo dalla paura di perdere quello che ho. Un altro sorso, ora, per brindare, con calici immaginari, all’amicizia. L’Amicizia senza bisogno di scuse. Per il solo gusto di. Senza fini. Solo strada da cantare e corde di chitarra da percorrere a qualche metro dal mare.

Devo, voglio, desidero.

Vita. Con incanto. Ed infinite bollicine.

Mic Mac

Ho un sogno. Viaggiare il mondo con un mezzo affidabile, senza alcuna necessità di manutenzione, produttivo e sicuro contro i furfanti. Un mezzo amico quanto lo è, nella sua adattabilità, il mio computer, un Mac.

Di seguito cito, in alcuni punti, il pensiero della General Motors, espresso tempo fa, in merito alla possibilità che la Micro$oft produca autovetture. Pensiero integrato da alcune mie valutazioni.

• Ogni volta che venisse rifatta la segnaletica stradale bisognerebbe necessariamente acquistare una macchina nuova.
• Occasionalmente il motore si fermerà in autostrada senza alcuna ragione apparente, dovrai semplicemente accettare il fatto, riavviare il motore e ripartire dal casello da dove eri entrato.
• Occasionalmente, l’esecuzione di una manovra farà sì che la tua macchina si fermi e rimanga definitivamente bloccata; potrai, quindi, ovviare all’inconveniente reinstallando il motore.
• Le spie dell’olio, benzina, freno e batteria sarebbero rimpiazzate da un unico segnale che dice “Questa macchina ha eseguito un’operazione illegale e sarà arrestata”.
• Per fermare l’auto sarebbe necessario cliccare sul bottone “Avvia”.
• Ad ogni semaforo ci sarebbe qualcuno pronto ad infilare le mani oltre il fiinestrino e ad tocchignare qualsiasi cosa sia posata sui sedili.
• Con Linux o Apple le cose sarebbero ben diverse: esse sarebbero in grado di progettare una macchina alimentata a energia solare, affidabile, cinque volte più veloce e due volte più facile da guidare ma che potrà girare solo sul 10% delle autostrade.

Esistono, a tal riguardo, molti siti i cui autori si sono divertiti ad ipotizzare ulteriori idee sull’argomento: qui e qui ad esempio. Nonostante ciò, incredibilmente, la stragrande maggioranza di persone continua ad acquistare computer marchiati M$ senza neanche domandarsi se esistano alternative. Questa è, a mio parere, insana follia. Come se si comprasse tutti una Skoda perchè lo fa la maggioranza degli automobilisti. Senza chiedersi, per questo, se un’altra marca possa essere più idonea rispetto alle nostre necessità.
A proposito, chi ha detto che il Mac è di nicchia? E se lo scrive Paolo bisogna crederci!

P.S. Qualcuno parla di prezzi alti per un computer della mela. Basterebbe andare sull’APPLE STORE per vedere cosa costa un iBook ultima generazione completo di iPhoto, iMovie HD, iDVD, Unità DVD/CD-RW, AirPort Extreme integrata, Bluetooth 2.0+EDR. Non credo che un PC al cui costo andrebbero aggiunti i programmi dati in dotazione con un Mac ed, ovviamente, un ottimo antivirus, costi di meno. Ovvia!

Il discorso si potrebbe allargare ad altri argomenti quali la religione oppure al significato di parole come “normalità” o “moralità”.
È sempre difficile sentire, pensare, progettare ed agire con la propria testa senza abbandonarsi al pensiero comune e prevalente. No, no… Non è difficile, in realtà. È semplicissimo. Basta farlo.

Lampi di Paz, di nuovo

Tu. Paz. Pace. Pazzia. Siero della verità e forza. Il profumo del basilico. E sale, pinoli, aglio, parmigiano, pecorino, olio e amore. Pesta pesta. Va bene, pesto. Non calpestiamoci. Il profumo si espande. Poesia in orizzontale. Abbracci e carciofi. Aria di cucina, cuciniamoci. In aria. Voliamoci. A letto. Alla luce delle candele. Sento. Senti. Ci. Tanto. Bello, bellissimo. Ciao. Arte, luoghi poco visibili, anime molto sensibili. Treni, aerei, fotografie, sospiri, sonno, risveglio. Intensità quasi mai provata prima. Un capolavoro. Focaccia, vino e Roquefort. Pigliarsi in giro. Ridere. Giocare. Curiosi. Poi il mare. Onde si rincorrono nell’odore chiaro della spuma cristallina. Chiodi di garofano. Occhi chiusi per vedere. Labbra aperte per manifestarsi stupore. Teatro per fare tabula rasa. E ricostruirsi, da dentro. Conoscersi, al ritmo che batte il vento. Lasciarsi. Tenersi. Calamite ad intermittenza. Luci di giorno e di notte. Stringersi forte. Più forte. Fortissimo. Da impazzire. Libri bianchi, da annusare. Dentifricio da spalmare. Neve. Da scrivere. Neve da sciogliere. Per ritrovare la terra. Da seminare. Lampi di Paz, di nuovo.

Volo

Giubbotto salvagente sotto la propria poltrona.
Mantenete la cintura allacciata quando siete seduti.

Sul mare volo in sicurezza e senza pensieri.

Per abbracciare l’infinito, ancora.

Son desto.

It’s snowing now

Now now
it’s snowing now
but
the red
will burn of passionate-embracing-caresses
the sensuality of our souls.

Now now
it’s snowing now
but
the blue
will flood of deep-refreshing-relax
the brightness of our eyes.

Now now
it’s snowing now
but
the colors
will paint of full-amazing-life
the blank of our incredible roads.

Dialogo semiserio tra me medesimo ed il mio blog

Prova. 123 prova. Provo a scrivere avendo tutto e niente da dire. Senza sapere se prevarrà il primo opp

È il caso di farci due chiacchere…
Dialogo semiserio tra me medesimo ed il mio blog.

– No, dai, caccia fuori, Mic. Che ti succede? A me puoi dirlo.
– Ehi, caro il mio blog, ma che sei diventato scemo? Ti pigli certe confidenze. Ora pretendi… Ecco. Tu pretendi. Che, lo sai, sono solo quattro mesi che ti conosco.
– Non mi sembra poco. Non è che, per caso, mi stai tradendo? Non è che ne hai aperto un’altro, di blog, più giovane e sensuale di me?
– Ma daiiiiii. Che minchiate vai scrivendo?
– Mi fai soffrire, uffi.
– Fai poco il vittimista, sai, che, se mi gira, io ti mollo in 4e4otto sul serio.
– Come? Mica mi puoi lasciare qui, a metà. Che, l’hai detto tu: “cento, mille di questi blog”.
– Si. In effetti, hai ragione. Le promesse non sono fesse.
– Bene. Ecco. Ed allora scrivi, Mic. Scrivi la solita solfa che parla di vita, di emozioni, di.
– È qui che ti volevo.
– In che senso?
– Nel senso che, ora sparo, è da un po’ che volevo dirtelo.
– Dirmi cosa?
– Sicuro che… Ti conosco io, caro blog, lo so che sei permaloso, giurin giuretto che non ti offendi?
– Promesso.
– Ecco cosa volevo dirti. Che mi stai diventando troppo serioso. Di ironia neanche l’ombra. Da un bel po’ di tempo.
– In effetti.
– Si, insomma. Io vorrei scrivere belinate, cose divertenti, fregnacce. Le stesse con le quali burlo mi burlo ogni giorno.
– Ma non siamo la stessa cosa, io, il blog con aspirazioni letterarie e tu con la tua vita ordinara e scanzonata. Non fare confusione, Mic.
– È qui che ti sbagli.
– Spiegati.
– Mi spiego. Quando ho iniziato a scrivere il motivo principale stava nel desiderio di raccontare, a futura memoria, la mia vita corrente. Senza filtri. Ed, inoltre, c’era in me, fortissima, la necessità di liberare tutti quei tappi che mi impedivano di godere appieno dei sorrisi della vida.
– E non l’hai fatto?
– Spesso si. Spero abbastanza. Poi, però, è da un sacco di post che accade, ho tirato fuori sopra tutto il mi lato più sentimentale e, forse, più intenso. Quasi melenso. A scapito, come ti ho detto prima, di quello irriverente e scanzonato.
– In effetti. Però vedo che funziona. Si, funziona a scrivere di mare, carezze, dolore, rabbia, amore, vento. E sogni.
– E chi se ne frega se funziona? Mica ci faccio le palanche con te, sai, mio bel blog!
– Il solito taccagno, Mic.
– Macchè taccagno, sei tu, bloggaccio mio, che mi sputi in faccia i tasti ogni volta che tento di raccontarti una barzelletta. Ogni volta che vorrei giocare un po’. Così, tanto per.
– Sarà…
– È…
– Però…
– Però cosa? Te lo scrivo qui. Dovrai abituarti. Che, a me, piace l’etereogenità. Cambiare. Perder lo stile e trovarne altri. Mettermi in gioco. Scoprire strade nuove. Creare.
– Ti sfido, Mic.
– Accetto, dai. Almeno, ci proverò. A farmi una flebo di ironia e tornare a scrivere anche con spensieratezza. Quel che passa per la mia crapa pelada.
– Sai che ti dico? Che, in fondo, mi fa piacere. Che, a pensarci bene, il vestitino di miele cominciava a starmi un po’ troppo appicicato.
– Non ti preoccupare, comunque. Che la vena poetico-intimista non l’ho perduta del tutto. Prima o poi ritorna sempre, come l’irpef.
– Salutiamoci, allora. E, quasi mi dimenticavo, amico mio, tutti bene a casa?
– Si si. Grazie. Dai, una piccola confidenza te la faccio, che, forse un tantino l’avevi già intuito… Ho incontrato una certa ragazza. E. E sai come vanno certe cose, no?
– Arghhhhhhh. Unz! hj4?!!k##88e37hTTmavaff#ççòò@@+è*W!!! Lo dicevo io!
– Cosa? Cosa dicevi?
– Che mi stavi tradendo, Michelaccio d’un Michelaccio. Per dinci! Sei proprio un ragazzaccio. Non mi faccio da parte, no. Starò a guardare, comunque. Che mica mi faccio i post miei, io. Ti terrò d’occhio.
– Lo so. Ahimè, lo so.
– Bene e non fare sogni troppo rossi di peperoncini, stanotte, mentre sto qui a grattarmi i pixel. Io. Io che non vado mai a dormire. ‘Notte, veccho Mic.
– Buonanotte a te, giovane blog. Clic.