
Parlate parlatevi.
Ora, che il dolore è un po’ meno pungente, riesco a parlarne. Finitela, per piacere, di barattarvi cattiverie come muri di marmo. Cari i miei amati genitori, io sto male. Ogni volta che le vostre mani non si scaldano le une con le altre. Ogni volta che vedo quanto siete bravi a gettare nella merda gli splendidi doni, le fortune, le ricchezze, che la vita vi ha regalato. Ogni volta che piangete e soffrite per le parole mai dette e per quelle pronunciate con il solo intento di ferirvi. Anch’io soffro, come un cane, perchè vi amo.
Comunicate comunicatevi.
Non vestitevi di spilli, vi prego. Io, il grande comunicatore, adopero invano tutta la mia buona volontà per rasserenare l’aria pesante che respiro quando i vostri sorrisi sono celati da maschere di metallo che esprimono solo rabbia e tristezza. Ma quardatevi un po’ in giro, suvvia. Quanta gente c’è, a questo mondo, con problemi grandi ed irrisolvibili. E poi specchiatevi, l’una dentro l’altro, per asoltarvi. Solo ascoltate i vostri cuori ed ascoltate, attenti, le mie parole che vi ricordano quanto futili siano i motivi d’orgoglio che vi allontanano. Ogni giorno.
Disarmate armatevi.
Non fatevi del male. Mai più. Sorridete una buona volta con intesa. Cazzo! Provateci, provate, almeno una volta, a disarmare le vostre mani da posizioni di difesa. Ad accarezzarvele, come una volta. Armatevi di dolcezza ed umiltà. Ora. Ve lo imploro.