Sanremo – Ripiego il genoa – Settembre 2006
E uno! Un anno oggi. Da quando iniziai, per gioco o per necessità, questo debbo ancora intenderlo, a scrivere su questo blog.
365 giorni trascorsi a surfare dentro i miei desideri e dentro questa costellazione di anime. Con rotte alterne.
Spiegai le mie vele un martedì sera e, lo ricordo bene, v’era, in me, infinita curiosità per il mare che avrei affrontato nei mesi a venire. Il diario di bordo delle mie riflessioni riporta, con puntigliosità, le ore e le condizioni di ogni partenza e di ciascun atterraggio. Sono 133 le volte in cui ho strizzato la spugna delle mie sensazioni su questa pagina. Gocce di speranza.
Ho amato, grazie alle meravigliose creature che ho incontrato durante questa navigazione. Ho vomitato anche. Senza trattenere. Sopra tutto ho messo la firma sulla mia rinascita creativa, ricominciando a fotografare per il solo gusto di. E, poi, acciderbolina, ho iniziato a scrivere e scrivermi, ondate di parole. Nel tentativo di esprimere le mie emozioni senza vergogna. Nella certezza che, tra anni, ci sarà qualcuno, a me caro, che potrà riviverle.
C’è, infatti, in me, il desiderio di lasciare un segno, nel tempo. Di essere riconosciuto per quello che sono. Nell’inchiostro che ho evaporato qui, in un anno, è nata l’idea di far proseguire il disegno del mio diennea oltre lo spazio limitato di un corpo che, necessariamente, morirà.
Ciampagn, per brindare ai sorrisi del vento che mi ha accerezzato. Travolto. Vissuto.
Si. Sono orgoglioso. Proprio tanto. Di me e di voi. Che ho trovato. E mi scuso se, per una volta, mi rivolgo direttamente ai lettori, abitudine che, generalmente, non apprezzo in chi scrive. Esagero. Per questo post-pezzo, credo, risponderò direttamente a tutti coloro i quali mi regaleranno un commento. Follia. Stra-esagero. Per ciascuno cercherò, con calma, un’immagine che mi ispiri. È ovvio… Sono promesse di marinaio, queste. 😉
Ora. Ora ripiego il genoa, la vela di prua. Per riporla in un sacco. Pronto, certamente, a spiegare una nuova vela, più performante e sensibile, da issare dopo questo primo giro di boa. Non so dove mi condurrà ed è irrilevante chiedermelo. Il solo essere per mare mi dona vitalità. E necessità di scoperta. In testa al mio albero una voglia, immensa, di sorprendermi. Sempre.
Questa frase l’ho appena letta da un’amica e mi piace talmente che la faccio mia: “Ossigeno che viene dal mare. E spara dritto al cervello.” Questo è il mio oceano blog. Dopo un anno.
Guardo oltre. Al desiderio di lenzuola stropicciate da lambire. Alle luci nella notte. A me.
Michele