
Ambvoggiooooo. Ho. Ho come una incommensurabile, profondissima ed impellente voglia. Altro che languorino! Voglia, si. Di apnea. Ora, subitissimo! Alla francesa.
Che risucchi ogni cellula di. Spoetizzando con poesia. Ora, ho detto ora, cazzuto di un maggiordomo. Procurami la materia prima. Di prima scelta. Di quella che ti stordisca da qui all’eternità. 24h. su 24h. Festivi e feste comandate incluse. E cacchio! Ti sbrighi? Che le cellule invecchiano e le mamme imbiancano.
Lasciando perdere i baci a pagamento ed i distributori automatici è certo che, a quest’ora, non sia proprio facile reperirlo. Un bacio. Di quelli da ingoiare e rimanerci anestetizzato come in una fotografia in bianco e nero. Niente? Sobbete. Va là, Ambvogio, dimmi la verità. Io ti piaccio? Almeno un po? No? Amen, neanche tu! Non mi resta che attendere. L’onda che mi infranga.
È meglio un bacetto oggi o una limonata domani? Che disseti finchè gazzosa non ci separi. Io opto per il limoncello. Che fa rima con litigarello.
Tant’è la voglia rimane. Sarà la prima vera. Quel non so che. Che cacchio ridi? Baciami, sciocchina. 3 metri sotto il livello del mare. Ed anche più sotto, in apnea, se possibile. Ora. Faccio un salto nel giardino del re. L’erba buona è finita. Mi dispiace. Ambvoggiooooo. Hai visto la regina? Che, se la incontrassi, in questo mentre precisissimo, so io che mi farei fare da quella costumata.
Come cosa? Quella cosa. Che dopo non dovrei saltare più di ninfea in ninfea. E vissero felici e vibranti.
Ora chiudo un poco gli occhi, ma non stomp e neanche disperato. Sai mai, mi dico, che, con dolcezza, partissero le sue labbra. Fino alle tonsille. Quanta voglia! E quanto silenzio stasera, Ambvogio.