Potrei scrivere dell’amicizia.
Potrei. Di Luca, di Michela, di Stefano, di Nayla, di Adriano, di Seba, di Monica, di Tommaso e Giacomo, si Gianmarco e Rosalba, di Nati, di Roberta, di Ale, di Angela, di Anto, di Pietro, di Edita, di Filippo, di Francesca, di Federica. Potrei… ma credo di non esserne veramente capace. Temo che cadrei facilmente nell’ovvio e questo proprio non mi va.
Eppure mi piace, mi piacerebbe, lasciare un segno indelebile. Su questa pagina. Qualcosa che parli dell’amicizia. Di coloro ai quali voglio bene e che, credo, mi vogliono bene. Oltre ogni secondo fine e per il solo gusto di stare insieme ed essere sempre pronti ad ascoltarsi.
• Lo vedi, Mik?
• Hai ragione. Sto già cadendo nell’ovvio… E’ meglio se la smetto.
• Provaci, ma impegnati di più.
• No, dai, meglio evitare.
• E fai uno sforzo, ovvia! Puoi farcela.
• Macchè.
• E, allora, cerca una tua foto, tra le mille e mille. Un qualcosa che, meglio delle parole, possa rappresentare l’idea dell’amicizia.
• Ehi, ma mica devo scriverne per forza. Ma chi sei tu che mi parli? La mia coscienza scribacchina?
• Bravo, finalmente l’hai capito. Possibile che la tua creatività sia sotto i tacchi quest’oggi?
• No, è che…
• Che cosa?
• Beh, insomma, è il rum che ho bevuto dopo pranzo con Luca… fortino. Mi ha dato leggermente alla testa.
• Ti trema la tastiera, infatti.
• Si, però ci voleva…, un bicchierino in compagnia, dopo l’abbuffata.
• Quale abbufata?
• Piatto unico: sublime filetto ai porcini. E neanche me l’aspettavo. L’invito per pranzo è arrivato all’una per l’una e un quarto.
• Mhhhhhhhh.
• Una doccia, barba, un po’ di deodorante ascellare e via. Sono salito di un piano per andare a pranzo con i miei amici.
• Cos’hai portato?
• Una bottiglia di Merlot. Ho percorso 24 gradini e… era tanto che non vedevo Luca. Nonostante suo fratello sia mio vicino di casa.
• Ti ha fatto molto piacere.
• Ma che domande. Ovvio. Mi sono emozionato per quel filetto.
• Tutto qui?
• Dai, certo che no. E’ stato magnifico trascorrere qualche ora senza pensieri per il solo gusto di stare insieme e ridere come matto alle battute di Luca. Ricordare insieme a lui quando scuffiavamo in barca a vela. Quando eravamo preoccupati per la sua salute. Quando ballavamo come matti fino alle tre di mattina. Quando.
• Vedi?
• Vedi cosa?
• Dico, vedi che ne stai parlando di amicizia. Quasi senza volerlo.
• Si. Hai ragione. Ora ho capito qualcosa di più.
• Cioè?
• Cioè che l’amicizia è una di quelle cose per le quali contano molto più i fatti che non le parole. I sorrisi grassi che non gli inchini. L’abbraccio piuttosto che.
• Appunto.
• Me lo appunto.