La finestra dell’anima

Venti minuti di doccia per uscirne con un’idea di perversa onnipotenza trasformatasi in qualcosa di diverso durante il lavaggio dei denti con dentifricio Sensodyne.

Ciascuno ha delle caratteristiche assolutamente uniche, delle potenzialità, dei poteri. Io…

ho il potere nelle mani

ho il potere negli occhi

ho il potere nelle parole

ho il potere nella voce

ho il potere di farti vibrare perchè voglio godere a vederti godere.

≈ ≈ ≈ ≈

Certo è che quando non li uso, questi poteri, allora sono io, veramenete io. Fragile e concentrato ad ascoltarti.

Non cerco di sedurti.

Ti sento, come gocce di mare sulla pelle.

Allora godo anch’io.

Sono nudo. Nudo fotografo una barca a vela e me.

Non devo cambiare dentifricio. Sorridi.

Mi innamoro di tutto

Troppe emozioni, quest’oggi, per delimitarle dentro un grattacielo di parole.

Mi viene in mente il titolo di un album del ’97 di Fabrizio De André: “Mi innamoravo di tutto”. Innondato da una moltitudine di eventi e stimoli così mi sento io: un uomo-bambino che si innamora di tutto.

Grazie ai giochi, ai vostri giochi di bambini alla scoperta del catamarano e del mare.

Grazie alla delicata generosità di te, ragazza sconosciuta dal sorriso immenso. Grazie del tuo regalo: un biglietto del bus.

Grazie alle vostre confidenze molto zoccole, mie care amiche, davanti ad una Leffe ed alla luna di Bogliasco.

Grazie, sorella, alla tua docezza di mamma che mi commuove sempre con stupore.

Grazie al tuo invito, padre. Alla forza rocciosa che hai e che mi donasti. Sia pur con conflitto.

Grazie alle apnee, Silvia, che il pensarmi ti genera e mi genera.

Grazie al tuo ascolto, lettore, che assorbi le mie ricchezze e le mie fragilità. Che indulgente condividi le mie fregnacce, talvolta narcise. Che mi offri la tua mano lungo la strada del mare. Che mi fai viaggiare ed innamorare di tutto, ogni onda del giorno.

Sono un uomo-bambino fortunato, scandalosamente fortunato. Grazie fortuna. Grazie bellezza. Grazie orizzonte.

I futuri marinai che scrutano l’orizzonte sono Tommaso e Giacomo, due dei miei tre nipotini con cui ho trascorso, quest’oggi, un pomeriggio di mare e fotografie al Salone Nautico di Genova.

A. e A. come Amore

A. & A. sono due cari amici ospiti ad una cena poker qui da me l’altra sera. Ho voglia di raccontarne. Dell’amore che ho veduto nelle premure e negli sguardi teneramente intriganti che i miei amici si scambiavano. Del loro grande amore che mi ha colpito profondamente.

Vera bellezza allo stato puro. Il loro abbraccio elegante era ed è bellezza da sognare.

Quello stato di chimica magia non comune che, quando lo raggiungi e poi lo perdi, passi il resto della vita a cercarne nuova traccia. Di intensità almeno pari a quella svanita. E, fin tanto che non la ritrovi, sei un’anima in pena. Che, al massimo, si accontenta.

Torniamo alla cena dell’altra sera. Ad un certo punto della serata ho tirato su uno sfondo nero. Rapidamente ho piazzato una luce. Ed ho scattato qualche foto ad A. & A. Per mettere a fuoco l’immagine dell’amore. Per dare un volto, anzi due, alla dimensione più alta che uomo possa scalare. Scattando mi sono innamorato dell’amore.

Agfa

Questa mattina il mio gatto, Agfa, si aggirava in giardino. Come ogni giorno dopo una ciotolata di colazione. La facciamo insieme, da 12 anni. Io, però, il caffè lo bevo in tazzina. Stamani ero piuttosto di corsa, per un servizio sui libri che avrei realizzato fuori studio a partire dalle 9. Eppure non ho resistito. Grazie al rinascente amore per la fotografia ho desiderato scattare almeno un’immagine prima di caricare cavalletto e bagagli in macchina. Allora ho messo il muso fuori, in giardino, per respirare la mia dose di mare quotidiano. Era una giornata splendente di primautunno . Il sole brillava già a 45° sopra il Monte di Portofino illuminando in controluce i nasturzi ed Agfa.

Ho tirato fuori l’80-210 ed ho inquadrato. Click click clik. Una foto per dedicare al sempre presente amico di Mik un pezzettino di questo blog. Perchè, in fondo, noi siamo simili. Coccolosi quando ci va e bisbetici quando ci piace. Selvatici entrambi. Concentrati ed appassionati nello sguardo quando inquadriamo una preda. Facciamo le fusa se qualcuno ci gratifica e graffiamo, eccome se graffiamo, quando siamo antipatici e succede troppo spesso. Un po’ esibizionisti e prime donne. Ma fedeli, questo si, verso chi amiamo.

Lui però ci ha il faac al collo. Io no.

Tirami sù


scattata poco fa

Ecco cosa succede ad esagerare! Uno passa due ore in cucina, si fa un mazzo tanto e prepara dosi di cibo che neanche un orso. Arrivano gli amici. Che cominciano, tutti baldanzosi ed ingordi, ad ingerire gli stuzzichini di focaccia (portati da loro, i bastardi!). Sembrano ancora affamati. Bene. Inizi con l’antipasto. Gli propini palettate di tartare di spada e sedanini. Sorridono. Bevono grandi sorsate di Gavi. Che cena è senza un primo? Allora dai una spadellata al sugo e gli presenti un ciotolone di raviolini di branzino. Ti dicono dolcemente: grazie, maaa, ma cominciamo ad essere sazi. Come? Già sazi? Scherzate? Iniziano a dare i primi segni di cedimento. Tu insisti. E gli versi torrenti di Vermentino sperando che diluisca i solidi. Finalmente terminano i raviolini sotto il tuo sguardo ammonitore. Pronti con il secondo! Ti fissano sbigottiti, gli occhi a palla. Per farti un piacere assaggiano anche i totani ripieni di tutto. Gli amici svengono. Cominciano a rantolare sul parquet. Ma non è finita! E vualà, dulcis in fundo, quando gli presenti il tiramisù preparato perchè il dolce ce vò, non hanno più compassione di te. Basiti si inginocchiano implorando pietà. A quel punto tu li capisci. Non affondi il cucchiao.

Ed è così che, il giorno dopo, ti ritrovi con una mappazza di tiramisù che ti scruta minaccioso dal secondo ripiano del frigo, in compagnia di due totani tristi.

Sussurri: pietà, abbi pietà di me. Ma poi… cedi.

Tre le morali:

1) La vita (parte del corpo posta tra il bacino ed il busto) non è tutta mascarpone colato.

2) Più lo mandi giù, più te lo tira su, il peso.

3) La prossima volta che andrai tu a cena da loro, dagli amici, ti preparerai prima ingurgitando tre flebo di lasagne al ragù, tiè!

Il tuffatore

Volevo essere un tuffatore

Con l’altezza sotto il naso ed il gonfio del costume

Volevo essere un tuffatore

Che si aggiusta e si prepara di bellezza non comune

E ora voglio essere un tuffatore

Per rinascere ogni volta dall’acqua all’aria

Flavio Giurato: Il tuffatore – Album: Il tuffatore (1982)

E…, seguendo le indicazioni del cuore, oggi sono un tuffatore, per rinascere dall’acqua all’aria.

Webbastard

Il mio lavoro principale è quello di webbastard. Termine questo coniato da Gianmarco, un grande amico pittore, al quale feci uno dei miei primi siti web.

Col tempo la curiosità per internet è aumentata a dismisura, grazie anche alla facilità ed alla produttività dei Mac. Fino ad intaccare, in parte, un mestiere affascinante quale è quello del fotografo di reportage. Tale nuova passione mi ha portato a studiare, non certo in tenera età, le applicazioni grafiche e l’arte della programmazione in PHP (linguaggio di scripting). Per chi non lo sapesse pagine come questa sono realizzate, per l’appunto, attarverso linguaggi di scripting che, a differenza dell’html statico, permettono di rendere i siti strumenti sempre aggiornati e ricchi di informazioni in divenire.

Fu così che, pochi anni fa, ho fondato una piccola società, che si chiama web360, con lo scopo di inventare un sistema per realizzare, con semplicità, siti dinamici adattabili alle più diverse esigenze, dagli alberghi alle gallerie d’arte. Siti gestibili, proprio come il mio ed il vostro blog, direttamente da proprietario/amministratore.

L’ho fatta un po’ lunga, eh. Sorry. Ad ogni modo l’idea di questo post è nata dal sito web che ho creato oggi e dal quale, un po’ presuntuosamente, sono piuttosto appagato. Eccolo qui, appena sfornato. In anteprima ed in concomitanza con l’inaugurazione odierna del Salone Nautico di Genova. Non è un sito d’arte. E’ lavoro e mi da mangiare e da navigare. Ma, forse, non è arte anche questa? Fare il webbastard?


Click per curiosare

P.S. Chi è che viene a visitare il Salone Nautico quest’anno?