Meteorite

_ In fondo che sono? Soltanto parole. Un’entropia di inchiostro scagliata nel mare come pioggia. Per sciogliersi.

Navigo.

Però. Di tanto in tanto, precipita un sasso, nel mar di vocabilia. Ne osservo l’eco concentrico propagarsi per miglia.

Ancoro.

Solo di rado irrompe una meteorite.

Di solito è notte. Mi infilo gli occhiali sole. Per ripararmi da tanta luce dilatata. Affondando respiro.

Ecco perchè

Come le vostre risposte al post precedente provano, non è semplice definire alcuni concetti. Domande e parole che, a seconda della prospettiva dalla quale si percepiscono, possono assumere risvolti molto diversi.

Dire Amore.

Un’antica patrizia romana, un giovane indigeno delle isole Fiji, un marziano del futuro, userebbero (avrebbero usato, useranno) linguaggi, esempi e sfumature, molto diversi tra loro per spiegarsi e spiegarci un’idea tanto universale quale è l’amore. Stessa cosa se dovessimo definire il sostantivo felicità o aggettivi come artista. Per l’appunto, l’altra sera abbiamo passato un’ora o più, durante una cena tra amici, a cercare di determinare il significato del termine artista. In modo oggettivo-enciclopedico o soggettivo-parziale.

La bastardaggine del linguaggio.

Neanche gli Zingarelli sono esaurienti nel rendere perfettamente il significato di alcuni vocaboli che, pure, utilizziamo tutti i giorni con tanta disinvoltura. Ed accade, non di rado, che due o più persone possano far scivolare fiumi di parole partendo da idee del tutto opposte in merito al significato di una determinata parola. Senza accorgersene, senza capirsi, fraintendendosi.

Di una cosa sono certo: che ci siano altri modi, oltre ai vocabolari, alla televisione, alle religioni, per capire il senso. Delle parole. Del loro contesto. Per sentire.

Sentire. Solo sentire.

Ho scritto, in precedenza, che, alle volte, la risposta è nel silenzio, nel modo, nella domanda.

Un silenzio vale spesso più di mille parole e seghe mentali concretizzate in pensieri senza fine. Fini a se stessi. Cacciati fuori solo per aumentare le nostre paure. Per non conoscersi.

Il modo, l’espressione con tono affettuoso, con tono perentorio o con tono di fredda neutralità, conta, per me, molto più dell’analisi razionale contenuta nella risposta stessa. Conta perchè aiuta a percepire lo stato d’animo più genuino, senza filtri.

La domanda stessa, se retorica, se provocatoria, se vaga, se distratta, se accorata, se urlata, determina la risposta.

Infine.. le istruzioni, le immagini ed il cuore.

Avevo inoltre sottolineato che, alle volte, la risposta non è nella risposta. Per significare che, sovente, non rispondiamo in realtà ciò che noi (il nostro inconscio) intendiamo rispondere. Alle volte l’opposto. Alle volte con bugia. Alle volte con una nuova domanda. A difesa.

Ecco, allora, che vengono in aiuto tre elementi: il libretto delle istruzioni con tanto di figure, le immagini ed il cuore. La capacità di ascoltare. Di voler ascoltare, indipendentemente dai vocaboli utilizzati, dal linguaggio e dalle circostanze. Di ascoltarsi, prima di rispondere.

Il premio, una mela.

E bravo Agohya! Ci sei (quasi) arrivato! A definire l’amore. A definire la definizione. A spiegare che cos’è quel cazzo di bugzum che io uso, in cucina, una volta al giorno. Me l’hai detto. Hai vinto una mela. Sbucciata. Senza apparenza.

E mi sono particolarmente piaciute anche le risposte di Opalescente, Serena, Williambolzoni, Pequinita, Salmastrosa, Ricciolberenice, Plillina, Annasal, Unacrisalide, Zakmckracken e Misiolina.

P.S.1 Ve ne fregherà una cippa ma io sono stato innamorato, molto innamorato. Hai voglia! Comunque, l’innamoramento era solo un pretesto. P.S.2 Vi mancavano, eh(!), i miei polpettoni scarsamente filosofici. P.S.3 Monica sta meglio, sempre meglio. Ancora grazie, Amici.

Perchè?

Me la dici una cosa? Perchè alcune domande, alcune parole, sono, all’apparenza, tanto complicate?


Alle volte la risposta è nel silenzio.

Alle volte la risposta è nel modo.

Alle volte la risposta è nella domanda.

– Sei mai stato innamorato?

– Si, credo di si.

– Come “credo”?

– Beh, bisogna intendersi sul significato delle parole.

– In che senso?

– Nel senso che, prima, sarebbe necessario capire che cosa intendi tu per “innamoramento”.

– Beh. Certo. Ma è complicato. Alle volte, terribilmente complicato, intendersi. Rispondere. Dare una definizione. Eppure, c’è sempre il suo perchè. Anche per quel bugzum qua sotto esiste una soluzione.

– Stanotte ci dormo su, domani la risposta.

Alle volte la risposta non è nella risposta.

Piccola nota di servizio: Monica, la mia sorellina, a due giorni dall’operazione, sta benone. Le ho riportato i vostri incredibili auguri. Grazie. Tra qualche giorno riprenderà con nuova forza il suo mestiere di mamma.

Somatizzo 1

Cara sorellina, ti bacio, mia bella addormentata, al termine del sonno artificiale della tua operazione.

Ti risvegli, provo il tuo stesso dolore e, pur sorridentoti, somatizzo le mie precedenti preoccupazioni.

Andrà tutto per il meglio. E’ sicuro.

Ti amo, Monica.

Grazie alle parole delicate di chi mi ha regalato forza.

Folon

Ci sono uomini che sanno rappresentare i sogni attraverso la favolosa tavolozza della vita. Non guardare al centro. Ma alle sfumature. Come quella in basso a sinistra, dove è seduto un omino giallo tanto geniale quanto dolce. Il piccolo principe Jean-Michel è volato tra i colori delle sue stelle. Di fantasia pennellate. Brindo a lui.

Perchè certi uomini muoiono mai.

Post in continuo divenire

Sinad O’Connor. Nothing compare to you. Inizia una giornata di pioggia e musica. Una nuova giornata su questo mondo loco senza ombrello. Ed ho deciso che la de-scriverò, goccia goccia, così come di evolverà. [+1…..giusto?]

Buongiorno mercoledì in divenire.

1. Lampeggia l’icona delle mail. Vado a rispondere. E’ la mia grande amica Nayla. Avanti, prego, ma togliti le scarpe, se puoi, prima di entrare.

TESTO: GRAZIEEEEEE 10000 per questa serata fantastica… Buona Giornata.. Baci. Nayla.

RISPOSTA: Ciao Nayletta. Ma scherzi? Sono io che ti ringrazio, tantissimo. Per la cena cordialissima di ieri sera. Hai visto? Anche il capo si è divertito da matti. Gongolava.

Nayla è una persona veramente speciale, l’unica che mai si offende, l’unica che sorride sempre sempre, l’unica che, se hai bisogno, corre immediatamente e si fa in quattro per darti una mano. Solo ha un difetto. E’ pigra, talmente pigra che, quando fa l’amore, lo fa sdraiata fumandosi una sigaretta e sorseggiando un drink. Almeno noi la immaginiamo così e ci divertiamo nell’imitarla. Lei ride come una matta di se stessa e della pantomima con mille espressioni che insceniamo davanti a molti bicchieri di buon vino. Nayletta è libanese e venerdì tornerà a casa per il matrimonio di sua sorella. Ci mancherà, anche se solo per una settimana o giù di lì.

2. Tilli-Pulce mi scrive una mail calda e bagnata.

TESTO: Ciao Mik, piove, mi godo l’acqua sulla pelle, sono uscita con il mio impermeabile giallo come il sole, mi sono inzuppata ma sono felice perchè adoro l’autunno.

RISPOSTA: Chissà, Pulce, che non esca anch’io, tutto giallo, a desiderare la pioggia dentro l’obiettivo. Eh, da oggi l’estate, è vero, sembra decisamente un ricordo. O una prospettiva, un nuovo traguardo.

Pulce mi scrive mail da qualche anno. Di tanto in tanto passa per il mio sito e fa cadere qualche parola per me. E’ innamnorata della vita e delle fotografie. Probabilmente la conoscerò mai. E’ bello così.

E’ bello, comunque, sapere che c’è qualcuno che pensa a te. Qualcuno, forse, che ti apprezza. Magari qualcuno che ti ama. E’ sale sulla minestra della vita. E’ il sale. [Ma uno, si sa, gli affetti se li deve guadagnare…]

3. Musica nell’aria e questo post in divenire. Lupo Alberto e Cesira. Alberto Lupo e Mina. Tu sei il mio ieri, il mio oggi. E’ il mio sempre, inquietudine.

Galleggio nella musica e leggo. E scrivo.

Che cosa sei? Parole, parole, parole. Parole, parole, parole. Parole, parole, parole. Parole, parole, parole, parole, parole. Soltanto parole tra noi. [Non semplici da trovare…]

Che cosa sei? Tu sei il mio sogno proibito. [Armonia di parole e colori, di immagini e sensazioni. Genuinamente.]

C’è sempre musica nell’aria. Dovunque io sia. Le note sono tetto, con volume, alle mie parole. Mi alzo. Alzo. Schubert. Volume 10. [Tutto il resto fuori.] Mi lascio rapire. Respiro con movimento. Carmina Burana. [Sensazioni goccia a goccia di quelle che riscaldano in una giornata umida.]

4. Lavoro. Ed esco in giardino, a fare qualche foto. Vorrei riuscire a fermare la pioggia. E… di Vasco. [“quel piccolo fiore… il sapore che ha… mi ricorda qualcosa… vabbè…”][Il viso nascosto tra le ginocchia e i capelli spettinati ricadenti sulle gambe…]

5. Mi rollo una Golden. E’ quasi ora di acqua e sapone. Di lavarsi via i pensieri per costruire idee. E, intanto, Fab mi canta “Dormono sulla collina”. Dormono dormono dormono sulla collina. Non al denaro, no all’amore, nè al cielo. [Senza regia, senza fine…]

E’ un cielo che piange, oggi. Proverò a consolarlo. Con la mia mano e le foglie di nasturzio a raccogliere tante lacrime.

6. Le foto. [E’ ansiosa di scattare le prime foto.]

[Sembrano perle 🙂][Pioggia sulle mani, pioggia che si mescola e nasconde le nostre lacrime di felicità o tristezza…] [Ho pensato a una perla di luce Blue]

7. A pranzo. [Ho portato la torta di mele fatta da me, spero ti piaccia.] [Ancora a pranzo?]

8. E berta filava, filava con Gino… Riprendiamo il filo della matassa, dopo un pranzetto, davvero speciale, a casa dei miei. Condito, sarà la pioggia, dalla patina sepia soffiata delicatamente via dalle fotografie zigrinate dell’album dei ricordi. [Emozione. Tutto qui. Ecco.] Spessori di bianco e nero che raccontano le sfumature bidimensionali del passato che sarei, poi, diventato. Mio padre con un branzino, appena pescato, in Sardegna nel ’57. Il bisnonno americano dai baffoni severi con una bombetta per cappello, a Roma nel ’25. Bisnonna, nonna, mamma ed io sul balcone di Bormio nel ’64. I miei nonni a cavallo per i boschi dell’appennino parmense nel ’35. [350 E’ con me.] [Piovono pensieri, piovono sogni, piovono canzoni, diluviano sentimenti…]

E… Ed è già ora di tornare in studio. Per continuare a riciclare. Ma, di questo, ne scriverò, forse, più tardi. Intanto continua a piovere luce. [Una cronaca di questa giornata uggiosa, che uggiosa non è… In fondo quante brutte giornate di sole abbiamo passato nella vita.] [Aspettiamo il seguito sotto la pioggia delle emozioni.]

9. Voi. [Non è noia.]

10. Keith Jarret. [Geniale!] The Koln concert. Part I. A volume 12. Poi 13. La pioggia è più pioggia ed il mare, pioggia dei secoli, è più mare con questa musica che stravolge. Lucidamente. [Come echi che si rincorrono 🙂]

Oggi il mare è del colore della madreperla, di un grigio-verde-azurro. Da guardare il silenzio. O quasi. Anche una sinfonia di Satie ci starebbe bene, si. Grazie anche a te Barbara ed al tuo abbraccio non immaginario. [C’è un buon odore di mare qui.]

11. Un po’ lavoro, un po’ faccio finta. Volume 15. E mi rimmergo nel profondo di me. Mi sento sensibile, una spugna che raccoglie, con avida fame, le emozioni del mondo. In questi giorni sono un po’ frastornato da avvenimenti, impegni e prospettive che rubano il mio tempo fino a lacelarlo. Ridurlo a pezzetti. Frammenti del mosaico che è la mia attuale vita.

Sono pieno. Sono la spugna colma di emozioni. Mi piace masticarle, digerirle e riciclarle sotto forma di altre emozioni. Amo vomitare parole dentro questo catino aperto al mondo. Cadaveri di passato che divengono concime per la nascita di fiori dalla nuova luce. Lo diceva anche Fab: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. E, se lo diceva lui… Ho capito perchè scrivo un blog. Perchè è una necessità, la mia, di dare schiaffi e carezze, sotto forma di parole ed immagini. Di sentirmi vivo nella libertà di riciclare, esprimendomi, gli schiaffi e le carezze che ricevo. Le paure e le gioie raccolte ogni giorno dentro il mio stomaco. E, ogni giorno, è un banchetto di emozioni in divenire in continuo. [Relax… miao frrrrrrrr…]

Applausi: la prima parte del “Koln concert” è terminata. Cambiamo musica. Random. Dal cilindro è uscita “Ho visto Nina volare”, non casualmente, di Fab.

12. [Sei difficilmente semplice.] Mi sento difficilmente semplice. Leggo, tuttavia, di vite amiche semplicemente difficili. Leggo di autodistruzioni, di innamoramenenti e di amori infranti. Leggo il male di vivere. E ci sto male. Sono il fiume e sono le vostre vite.

Mi immedesimo. Semplicemente. Senza difficoltà.

13. Esco. Al mare. Pioggia d’autunno. Sono impermeabile, talvolta, alle sfumature. Oggi no. Mi sento com-mosso. Meglio, con mosso. Infatti… [Vivo con semplice intensità il vivere quotidiano..] Infatti, immagino di salpare, senza meta, alla ricerca di delfini che mi sorridano. [Avvolgo il fiocco alla battagliola, la randa no. Ed ossevo la mia bussola.] Strano che, proprio ora, la Bertè canti Mare mare.. il mare d’inverno. Proseguo, fotografo, mosso da.

14. Telefono e penso alla mia sorellina che venerdì sarà operata, nulladigrave ma. [In bocca al lupo per mia sorella. Grazie.] Ma un parte del mio cuore continua a girarsi verso l’idea di lei. Sento, per questo, uno strato di leggera irrequietezza che passerà. Certo che passerà. Altro che parole.

15. Al telefono. [Con la spontaneità dei bambini.] Ci siamo raccontati, io ed i miei nipotini, storie di squali e di balene, di capitani coraggiosi e di eroici pirati. Ma lo sapevi, zio, che lo squalo bianco è grosso il triplo del nostro tavolo di cucina? Certo, amore. Vernerdì passo a prenderti a scuola. Mi piacerebbe nuotare con uno squalo, mica ho paura, io. Ciao, tesori. [Una favola in più ai miei nipotini 😉]

16. Supetramp. The logical song. E’ sera. Con mosso, dicevo. Il mare si muove sempre, sempre. In divenire perenne, come questo blog. La famiglia rincasa. Si ripara al caldo tepore nel portone illuminato e lontano da uomini neri e mari neri. E’ focolare. Senza paura.

20. Sono le veeeeeenti. Tiggì. Pausa di tortellini. Chi porta da bere? [Che porto?… una bottiglia di porto? Noooo!] Mega abbiocco. [C’ho messo un po’ a riprendermi!] Chissà che sogno? [Prova prova.. A sognare.]

364. Ogni giorno racconto la favola mia. [Tra gocce di azzurro e ricordi del passato.] La racconto ogni giorno chiunque tu sia. E mi vesto di sogno… Grazie Renato. [Semplicemente geniale!!!]

Niente trucco stasera e niente inganno, siore e siori, eccomi qui, a nudo. [Nudo nudo???] A rappresentare gli ultimi minuti di una giornata qualsiasi. In ottima compagnia. [Sono permeato da tutti/e voi. Mosso. Con. Te.] Ebbene, mi svelo. Lo svelo: oggi non era un giorno qualsiasi. Affatto. Era il mio non compleanno. Si, proprio oggi. Per questo mi andava di festeggiarlo con voi. A ridere e piangere o, più semplicemente, a raccontarci le nostre vite. A bere e mangiare. A fare l’amore.

Ciao Alice. Ciao Cappellaio Matto. Ciao Bianconiglio. [Iki paky ziky pu. Ta (chiusura di coperchio di theiera).] Ci sei anche tu Lewis? Grazie di essere venuto a trovarci. Di averci de-scritto, qualche anno fa. [Era solo un modo per farvi addormentare se non avevate abbastanza sonno!]

Mi piace immaginare un mondo, il nostro mondo delle meraviglie, come un luogo dove anche gli animali e gli oggetti possono parlare. [E’ speciale.] Attraverso le voci e le immagini che noi rappresentiamo ogni giorno, doni di immensa forza che la natura ci ha regalato. Non sprechiamoli. [Per tutto ciò che hai, per tutto ciò che mi dai.]

Chi mi trova un naso rosso da clown? Forse tu, Pequenita? Me lo presti, per piacere? Vorrei scrivere una fiaba per i tuoi bimbi. La fantasia, al momento, non mi manca. Vivo, immagino, per.

Per questa favola che è miaaaa.

P.S. E chi l’ha detto che è finito? Dove sta scritto “The End”? E allora? Allora è già domani. Che bello! Sopra tutto perchè, anche domani sarà, è, il mio non compleanno. [C’è scritto non compleanno. Non BUON COMPLEANNO! con un sorriso.. :O) E gli auguri me li prendo lo stesso. Non sprofondo.] Chi viene alla festa? [La festa dobbiamo farla insieme!] [Devi passare a trovarmi.] Suonare musica. Anche se il portone è sempre aperto. Michele senza ombrello.

[Wish you were here. P.F.]

Evidentemente la perfezione esiste

Per la prima volta, Zak, da un mesetto e mezzo a questa parte, da quando ho incominciato a drogarmi di blog, ho pianto.

Poche lacrime. Che durano.

Il tuo amarcord colorato di ombrelli e cuccioli di arcobaleno me l’ha regalato un amica. Una persona speciale, non fosse altro per l’emozione che mi ha trasmesso parlandomi di te. O dei tuoi pezzi. Fa lo stesso.

Sono vuoto e quasi tentato di scrivere mai più, nella sicurezza di essere un nessuno davanti a tanta poesia ed a così infinita dolcezza.

Sono pieno. Di.

Evidentemente la perfezione esiste, Zak, nella semisfera di un ombrello, nella geometria di una rosa, nel cerchio delle tue parole. Spero sia contagiosa e cresca, parola dopo parola.

Michele