Il velista ed il vento


Gianmaria Testa: Sappi che tutte le strade.

È l’inizio di un romanzo. Che scriverò.

Si intitolerà proprio così: Il velista ed il vento. Nasce da una semplice constatazione. Che un uomo di mare, nato a pochi metri dal Mar Ligure e vissuto sempre a ridosso delle onde, in attesa di brezze e fortuna, non può non amare il vento e non conoscere la rosa. La rosa dei venti, ovviamente.

È il disegno di un fiore che segnala, ai naviganti, in base alla direzione dalla quale proviene, la tipologia di vento che sta soffiando. In seguito a ciò il buon marinaio deciderà verso quale rotta dirigere la prua della propria imbarcazione. Quale viaggio fare, nel rispetto degli elementi naturali che sono i suoi amati amici ed, insieme, i pericoli da cui guardarsi. A chiunque vada per mare la prima regola che si insegna è quella di averne rispetto e timore. Che la sera può essere calmo, tanto invitante da far dimenticare di prendere le giuste precauzioni in merito alla navigazione ed all’ormeggio. E, la mattina, può diventare, in men che non si dica, furioso come solo Eolo sa essere quando le circostanze lo inducono a perdere la propria serenità, abbattendosi con violenza sulle acque. Infatti, è chiaro che la forza del mare dipende esclusivamente da quella del vento che lo lambisce.

Io sono un velista. Ho passato diversi anni a regatare, imparando a veleggiare da autodidatta, a bordo di un Laser, una piccola deriva di quattro metri che acquistai una decina di anni fa e che, al momento, riposa sotto un albero del mio giardino. Presto, molto presto, vorrei nuovamente mettere in acqua la mia piccola barca a vela che battezzai, a suo tempo, “Fuji via”. Dopo anni di deriva, nel ’99, mi sono iscritto ad un corso per cabinati presso il CVC, il Centro Velico di Caprera, una grande scuola velica con base sulla omonima e meravigliosa isola sarda. Dopo il primo corso ne ho fatti molti altri ed, in seguito, ho capito che, per me, una delle più belle esperienze, è quella di percorrere miglia marine nell’eplorazione di baie, porti, fari e, sopra tutto, del mare. Da allora molte delle mie vacanze più belle le ho passate veleggiando lungo il Mediterraneo. Ho trascorso giornate intere senza vedere la costa, sospinto, insieme al mio equipaggio, dal solo piacere di navigare e dalla curiosità per i percorsi del vento.

Vento da misurare, da conoscere, da interpretare. Vento da ascoltare e da farsi accarezzare ad occhi chiusi per meglio intenderene la provenienza ed i salti, timonando di giorno e di notte. Per ottimizzare la portanza di fiocco e randa. Quando l’intensità del vento oltrepassava i 30 nodi, è stato anche necessario issare una tormentina, piccolissima vela triangolare, per non scuffiare e trovarsi a mare con conseguenze ben poco auspicabili. Nel mio navigare ho anche affrontato due burrasche. Per coloro ai quali questa parola, “burrasca”, talvolta ascoltata durante i bollettini Metomar alla radio, dice poco, io posso solo raccontare che, trovarsi nel mezzo di un evento atmosferico di tale intensità, è un po’ come infilare la testa dentro il ciclo di risciacquo di una lavatrice. Si perde ogni riferimento relativamente alla propria posizione e, spesso, tutti gli strumenti elettronici smettono di funzionare. La barca diventa quasi completamente ingovernabile. Di notte, poi, vivere una burrasca, come mi accadde l’anno passato, è ancora peggio, perchè il buio ed i lampi incrementano il pericolo. Ecco, il pericolo. Il più grande, oltre ai fulmini che possono spezzare in due l’imbarcazione, è quello, trovandosi troppo vicini alla costa, di andare a scogli e ben pochi marinai si sono salvati in una simile circostanza.

Da ciò ne consegue che il saggio marinaio non dovrebbe mai, mai e poi mai, farsi sorprendere dalla burrasca e, se la sua barca si trova in porto, è buona cura assicurarla con grande perizia, rafforzando gli ormeggi. Se, poi, la banchina alla quale si è ormeggiati non è ben ridossata, il consiglio è di condurre lo scafo in mare aperto, navigando di conserva con l’ausilio di un’ancora galleggiante, in attesa che la burrasca passi.

L’insegnamento più grande per chi, come me, ha avuto la fortuna di portare a casa la pellaccia, dopo l’incontro con una burrasca, è quello avere ancora più rispetto verso il vento e le sue bizze per averne avuto una conoscenza così intensa e ravvicinata. E di apprezzarne tutte le forze. Dalla più debole alla più potente.

Amo il vento. Non potrebbe essere che così, dopo anni trascorsi a studiarlo, aspettandolo con ansia nei momenti di calma piatta. Dopo molte e molte uscite in mare per farmelo amico e tentare di incanalarlo dentro le vele, al fine di ottimizzare il mio navigare, sono certo che le sue carezze ed i suoi schiaffi sono stati e saranno sempre, per me, l’energia che muove il mio cuore.

Se e quando il vento amerà me, vorrà dire che tutto l’allenamento che ho svolto non è stato inutile. Che la mia vita non sarà stato un romanzo vano.

Mi sono spiegato, le vele?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind.

60 Replies to “Il velista ed il vento”

  1. post meraviglioso. Mi hai incantato. Ho passato un periodo della mia vita che qualcuno mi chiamava “burrasca”.. che poi nel tempo era diventato “libecciata”.. dice che ho il carattere come quel vento di libeccio che all’improvviso in estate spazza sabbia e ombrelli in Versilia. Adoro i venti.. ma ne ho anche paura.

    Un abbraccio e buonanotte,

    Alidada

  2. Ancora grazie per le considerazioni. Per l’interesse.

    Cercherò di modificare il template. E tornerò a chiederti, sperando riuscirai di nuovo a leggermi.

    Il vento lo accolgo in ogni momento. Anche in questi giorni, quando è freddo. Quando ti congela il naso.

    Ma tu lo conosci meglio.

    Attendimi.

  3. Descrizione ad effetto……notevolissimo….la burrasca che ho visto davanti agli occhi pero’ è quella dell’anima…….. quella di un cuore …..non solo quella di un uomo………, l’alternarsi delle tempeste, forse sbagliero’ eppure leggendo il post le immagini che avevo davanti agli occhi non erano esattamente come quelle descritte……va beh forse mi sono spiegata male ….ma non importa …..fa nulla…..pur vivendo anche io in un posto di mare….non lo amo molto non ne subisco il fascino perverso…… …..forse perchè lo ritengo colpevole di essersi preso per sempre …… l’amore mio piu’ grande …….. l’oceano pacifico che ha impedito con le sue onde in tempesta ,in burrasca …….. di potersi salvare …… mentre io aspettavo il suo ritorno con l’orsachiotto in mano che mi aveva regalato per il mio terzo compelanno….

    Scusa la divagazione non centra nulla …. ho lasciato fluire le emozioni …. e non sempre sono belle….

    Forse sara’ per questo che amo le montagne le alture…..immaginando un giorno di raggiungere le nuvole dove stanno gli angeli ……per poterci parlare e dirgli di scendere piu’ giu’ che c’è tanto bisogno di loro ………

    forse per questo preferisco un mare bianco immenso…….dove non tuffarmi ma correrci sopra….. un bacio

  4. quello che hai raccontato è un amore talmente grande che si può solo percepire…solo chi lo vive, sa cos’è

    un sorriso

    p.s. semmai dovessi scrivere un libro, semmai dovesse riscuotere successo….non ti dimenticherai di un’amica blogger dove presentarlo!!!…è un augurio 🙂

  5. Ciao…sono passata a farti gli auguri ma…non sono riuscita a pubblicare il commento!

    Kissà se questa è la volta buona.

    In ogni caso, ti faccio ora il migliore augurio per un inizio d’anno stupendo.

    Un abbraccio,

    Alice.

    P.s. non ho capito assolutamente nulla riguardo i consigli tecnici ke hai lasciato da me :'((

  6. La burrasca dei venti e quella della Vita sono simili. La metafora è sempre presente nei nostri pensieri ed esce allo scoperto come in mezzo al mare, così azzurro come la mia maglia…

    Quando avrai sete di nuovo…

    Buona giornata, Mic caro. Un bacio fresco e colorato

  7. Ti capisco perfettamente quando parli del vento. Anche per me, nata in una città affacciata sullo Stretto di Messina, il vento è parte della mia vita. Condiziona i ritmi, l’umore e insieme al mare è qualcosa da cui non riuscirei mai a separarmi.

    Chi è nato guardando il mare, non può non spiegare le sue vele…

    ti abbraccio. M.

    PS: Mi chiedi perchè “ovviamente”?? Beh … la ceretta è fondamentale. ;o)

  8. Non va bene, per un velista. Ma io oggi ti auguro bonaccia, e sole, e quiete, e una baia dove attraccare per farsi cullare da onde lievi come piume, dove prendere il sole, guardare l’orizzonte, nuotare coi pesci e fare l’amore. Anche qui c’è la neve, e fa un freddo che stringe il cuore. In mente ho solo le insenature di Lampedusa, in mente il mio ultimo settembre laggiù, quando piangevo perché non volevo ripartire.

    Un bacio

  9. Il vento e il mare sono un binomio perfetto, Un matrimonio cosi saldo che chi ama uno, non può che adorare l’altro.. Il vento che porta gli odori e i sapori più forti che ci accarezza e a volte ci spazza via.. e un velista , non può che averne un rispetto profondo! Un abbraccio burrascoso

  10. Anche se nn lo conosco come te il Vento mi è necessario.

    .. Non è sempre indispensabile conoscere le cose per amarle..

    Vento: la mia adrenalina, il mio barbiturico, il mio anestetico.

    Ci sono venti che perdonano e Venti inclementi.

    Venti che agitano e tengono svegli la notte e Venti che estirpano i dolori dal profondo.

    “E’ tutto finito..”

    .. nel male e nel bene mi sono sempre detta..

    “.. c’è sempre un pò di vento.” NIKKA

  11. l’intro con la voce di testa è meravigliosamente invitante a sognare. questo tuo post invece mi fa fluttuare e di essere libera trasportata dal vento. io poi che di solito dico che sono mutevole come il vento. semmai uscisse il tuo libro vorrei avere la tua dedica dietro la copertina per posarlo orgogliosa sulla mia libreria. grande mich! a presto. mony

  12. nn lo e’ gia’ un romanzo vano la tua vita nn puo’ esserlo per chi sa trasmettere cosi bene emozioni e anche qualche insegnamento…

    poi c’e’ anche quel proverbio che fa : il marinaio che guarda sempre il cielo nn parte mai…

    ci vuole prudenza ma anche coraggio per andar per mare e secondo me tu hai entrambi 😉

    un abbraccio grande

    xandria

  13. Caspita, Mic, non lo sapevo che fossi un caprerino…

    Scherzi a parte, uffa, mi hai fatto venire la pelle d’oca e i lucciconi. Mi hai fatto ripensare a notti in navigazione nel nero dell’inchiostro, stesa in pozzetto a guardare il mare, le stelle, ad ascoltare solo e unicamente il battito del mio cuore. Mi hai fatto rivivere l’arrivo alla Maddalena in un tardo pomeriggio di luglio, quando dalla tuga tutto si vedeva tinto d’oro.

    Grazie, Mic, un bacio anche per questa emozione.

    Buon vento! (con il cuore, lo sai)

  14. la traduzione c’è (c’è il link in blu). Baudelaire si riferisce alla musica e usa il mare come metafora. E’ la poesia più bella che io conosca. Eccola.

    La Musica

    Spesso la musica mi porta via come fa il mare. Sotto una

    volta di bruma o in un vasto etere metto vela verso

    la mia pallida stella.

    Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta

    dei flutti accavallati che la notte mi nasconde;

    sento vibrare in me tutte le passioni d’un vascello che dolora,

    il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi

    sull’immenso abisso mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia,

    grande specchio della mia disperazione!

    -Charles Baudelaire

  15. so.. leggerti stasera é rivivere certi momenti.. 13 anni della mia vita trascorsi così al fianco di qualcuno.. riaffiorano i ricordi.. durante un trasferimento, una burrasca.. una grande paura.. sarà per questo che io, così amante della terra e velista per caso, uso spesso nel mio linguaggio il repentino mutare del vento e del mare, e il veleggiare, come metafore di vita..

    buon vento.. sempre.. 🙂

  16. ed io sarò la tua prima lettrice a costo di sgomitare contro tutti per essere in prima fila, perchè sono sicura che attraverso le tue righe riemergeranno vecchie emozioni mai sopite di giaia e paura di mare e vento che hanno accompagnato quasi 30 anni della mia vita su quella che è sempre stata di nome e di fatto la nostra “Follia”

    un bacio

  17. Il mare di notte di fronte a Capo Coda…ti credo sulla parola, Mic. E ti invidio anche un po’. Ma, allo stesso tempo, constato quanto sia bello rendersi conto che certe emozioni si riescono anche a condividere con una semplicissima frase. Bacio, Sabri sotto la neve.

  18. ciao Mic. mi assento qualche giorno. un abbraccio sincero e Buon Anno Nuovo. colmo di sorrisi, amici, calore. in veleggiata perenne di emozioni. e con un nuovo motivo che scaldi il cuore e rassereni l’anima..

    a presto..

    nuv

  19. Mic se come sempre stupendo. Questo te lo dice un amico, un velista e un fotografo anche se dilettante. Il tuo post è bellissimo.

    Ma…non m’inganni! Sono pienamente d’accordo con “dovetiporta”

    riprendo da lei: “Descrizione ad effetto……notevolissimo….la burrasca che ho visto davanti agli occhi pero’ è quella dell’anima…….. quella di un cuore …..non solo quella di un uomo………, l’alternarsi delle tempeste, forse sbagliero’ eppure leggendo il post le immagini che avevo davanti agli occhi non erano esattamente come quelle descritte……va beh forse mi sono spiegata male”

    Non si è spiegata male! Si è spiegata benissimo e guarda caso ha avuto la mia stessa sensazione!!! Leggevo e pensavo ad altre burrasche, altri rifugi, altri ormeggi. Possibile che in due abbiamo avuto la stessa identica impressione? Io posso essere un po’ stupido ma lei non lo è certamente!

    Sei abile ma la tua è una splendida metafora in cui ci sarà anche del vero mare e delle vere burrasche ma…

    Ci siamo spiegati male in due?

    Ti abbraccio forte, ma vogliamo una risposta anche, se vuoi, in mail, mauro

  20. ho letto il tuo commento e mi ha colpito che tu sia rimasto colpito da “aiuto”… aiuto non è un grido di disperazione, non lo è per me, ho scelto questo nome per il mio blog, perchè non bisogna mai avere paura di chiedere aiuto, perchè non bisogna mai vergognarsi delle proprie debolezze…in questi due anni e mezzo di blog ho chiesto spesso aiuto e spesso l’ho dato, come accade quotidianamente nella vita…

    il post che ho appena letto ha risvegliato in me il desiderio di andare per mare…amo il mare in modo viscerale, il mare è il mio mondo…ma abito lontana da esso, non posso godere come voglio del suo abbraccio fisico e umorale…ho un sogno…e un giorno lo realizzerò…

    tanti auguri di buon 2006…e che il vento sia sempre dolce con te…

    a rileggerci presto

    billa

  21. Da uomo nato in un posto circondato dal mare, non posso che capirti perfettamente. Riuscire a cogliere i discorsi del vento non è da tutti ma tu vedo che riesci con facilità, riesci ad avere con lui una confidenza non usuale. Quella della barca a vela è un mio vecchio pallino. L’idea di girare per mare e per porti pure. Che prima o poi soddisferò. Per adesso sono incuriosito dall’idea di una tavola, di una vela e dal poter sentire il vento che spinge sulla braccia.

    Applicherò questa a breve termine mi sa. Un caro saluto e l’augurio di un felice 2006!

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