


Fado e torno da Lisbona.
Ci sono volte nelle quali le immagini parlano dei miei stati d’animo molto più delle parole. Forse.
Dopo aver ritrovato il karma del lucido benessere ed essermi cullato nell’abbondanza per mesi mi sono accorto, d’improvviso, di aver finito le vettovaglie. Questi sono tempi strani. Momenti come dopo una sbornia quando ritorni al circolo della normalità. Apri il frigo e, cazzo!, è vuoto, a parte una carota rinsecchita ed un panino di burro scaduto da settimane. Neanche una bottiglia.
Di quelle che ti facevano sognare, un tempo. Orbene, nella fame e nella sete, sopraggiunge lo stato di fado. Sarà per questo che ti senti, man mano, sempre più fragile. Che ti commuovi per niente (o tutto). Che entri in uno stato di sospensione nel quale il lavoro diventa droga, i soldi un modo per sentirsi protetto e le relazioni, all’infuori di quelle familiari, ti paiono come caselle di una tombola da aprire o chiudere con l’ispirazione del caso.
Vivo di mancanze. Sublimo con il cibo ed il raggiungimento di traguardi fittizi studiati di giorno in giorno. Pensandoci bene è una vera ibernazione dell’animo, la condizione che vivo. Meglio: nella quale vorrei vivere. Nessun dolore. Tanta voglia di fluttuare tra gli ostacoli saltandoli come un corridore di regalità vestito. Con leggerezza, determinazione ed una buona dose di viltà.
Tendo a sopravvivere con una certa dose di eleganza ed oscena inconcludenza. Sto bene così, in fondo, nella mia bolla di vetro infrangibile alla deriva per il mondo.
“…tendo a sopravvivere con una certa dose di eleganza ed oscena inconcludenza…”
Trovo che già in questa frase, che mi è piaciuta assai, risieda lo stimolo a procacciarsi l’antidoto al “vivere di mancanze”.
Perchè di mancanze, purtroppo, non si vive. Il tuo scritto mi riporta al volo ad uno scritto (fantastico!) di Giorgio: non lasciare che ci siano seggiole vuote e piatti colmi di cibo non consumato, sul tuo tavolo rettangolare.
ah però la bolla non è male, protegge. Non c’è mica fretta
è sempre bello leggerti…quando sei sereno, quando sei preoccupato, quando sei a metà …quando sei, punto.
un abbraccio
i muri a volte basta girarci attorno per passare dall’altra parte invece di provare a scavalcarli in altezza.
punti di vista.
spostare lo sguardo a volte è ottimo rimedio.
e poi, scrivi in modo meraviglioso.
Si vive di mancanze, servono da bussola, danno direzione. E parli per immagini, perche’ sai fermare il tempo, intuire istante che descrive, per farlo durare a lungo.
…mic!
Fai come me. Esci a fermare il tempo. A rubarne colore. Presto passo da quelle parti e ho voglia di ridere, quindi ripigliati e presto, perche’ sai, noi siamo bravi a far magie ma il tempo scorre e noi dobbiamo fregarlo il tempo, non lasciare che ci freghi lui…
Ps. ho una nikon e non ho paura di usarla… sapesi come se fa… hi hi hi …
come lo hai detto bene.
entrare qui mi mette sempre un po di nostalgia…
sai che mi hai fatto ricordare una serata di fado con Giò più altri amici.. che come cantava Amalia Rodriguez, non sono io che canto il fado, è il fado che canta me..
C’è sempre un punto per rompere anche qualcosa di infrangibile. Queste tre foto lo raccontano. NIKKA
sarei dovuta andare anch’io, in portogallo, la scorsa primavera. poi, una tragedia me l’ha impedito. grazie. perchè questo viaggio tanto desiderato, me l’hai ato fare tu.
dai, il Portogallo. ti si tatua addosso ed è per sempre, garantito.
quanto alla tua viltà , non credo. a meno che sia verso te stesso, come mi pare tu intenda, e in tal caso è tutt’altro che deleteria, a mio modesto parere. ma tanto lo sai.
1) porta il porto
2) quando torni
3)mi nporti all’acquario di genova?
Le bolle scoppiano, prima o poi.
Nel frattempo goditi il momento di sospensione.
Le immagini che hai evocato sono bellissime…
tornare dopo tanto tempo…leggerti, vedere le tue foto ed è ancora emozione.
Ti lascio il mio abbraccio
Rossana
…finchè il vetro non si romperà di nuovo, per farti diventare di nuovo il …”trentenne…”
un sorriso
Bet
Lisbona è una città che mi è piaciuta molto, è malinconica, come questo tuo post
Ho curiosato qua e lá. Il tuo penultimo posto mi é stranamente familiare. Non scrivi piú? Forse sei riuscito ad uscire dalla bolla…
Mi piace molto come scrivi.
ciao
b.
Post, non posto. Lapsus freudiano, mi sa che pensavo a Genova.