Rinculi notturni

Prima non mi succedeva. Fino all’anno scorso, almeno, succedeva quasi mai di non riuscire a prendere sonno. L’anno scorso mi chiamavano sasso, sorridevo sempre ed avevo trent’anni mentre quest’anno ne ho di nuovo quarantasei. L’anno scorso conoscevo solo di rimando il significato della parola dolore. A ben leggermi l’avevo conosciuto direttamente, si, ma sepolto da un secolo. Oggi, sarebbe consono dire stanotte, invece, percepisco un po’ meglio le sintomatologie umane legate al senso di dolore e forse capirò in seguito, ma solo in seguito, che ciò non sarà stato del tutto un male. Che è molto normale. Oggi, come accade da molte notti, queste senzazioni mi provocano insonnia. Oggi sono le 3 e sono salito per tirar fuori.

Tento. Anche un’ora fa avevo tentato. Di andare a dormire ad un’ora decente. Poi succede che vengo sovrastato da orde di pensieri, nenie incontrollabili, che, appunto, impediscono di addormentarmi. Poco fa, abbracciato al cuscino, ad esempio, ricordavo con forza di quando la mia carne entrava nella sua, con vibranti pulsioni, quell’ultima volta. Ed è stato struggente sapendo che, mentre ciò accadeva con un’intesità raramente provata, lei mi stava lasciando. Carne nella carne. Non sono tutti perniciosi, i pensieri che non mi fanno addormentare. Come quelli legati a ieri sera, di meraviglia, quando una bimba di due anni si è addormentata aggrappata al mio collo, con vibranti pulsioni.

Altri pensieri, altri ancora si sono sovrapposti: il mio gatto che sta male, mio padre, una questione di lavoro, il pagamento del canone, un dolore allo sterno, la valigia da preparare, il suo ultimo abbraccio, il suo primo abbraccio, che faccio? salgo? salgo e scrivo due righe e me ne fumo una?, dai devi dormire, le previsioni promettono pioggia, guarirà, mi sento invecchiato, la vita è ad un bivio, basta con le cervalla fritte di sera, il gol di Milito, abbiamo scambiato due chiacchere stasera ed io ho pianto come quasi sempre, lo stomaco va un po’ meglio, ho chiuso il gas?, chissà cosa starà succedendo nel mondo che so tipo in quello sperduto villaggio africano?, l’anno scorso partivamo per Praga lei ed io, mi manca, a quel paese le religioni tutte, il cancro è una bestia che va sconfitta, il senso? dov’è il senso?, mi sa che anche se mai l’ho fatto dovrei iniziare prendere qualche ansiolin, dai ora salgo ed accendo il computer, è una vita che desideravo camminare tra i vicoli di Pessoa, miaooo, ho lasciato i piatti da lavare, il film su Anna Frank, il tutto diviene, con vibranti pulsioni. Ho sonno ma non ho sonno.

Io li chiamo rinculi notturni. Ora mi servirebbe un colino per filtrarne la parte ricca di caffeina.

Ritento. Sarò più assonnato o, almeno, svuotato?

13 Replies to “Rinculi notturni”

  1. Catarsi. Avviene ma solo dopo. Ora non puoi neppure immaginarlo. Conosco queste sere cariche di accumuli di pensieri dolorosi, pesanti e anche no. Devono saturarti. Poi. Tutto passa.. Credici è meglio di un ansiolito averne fede.

    P.S. Per il sonno sedatol è della bonomelli a base solo di erbe e senza controindicazioni, una specie di tisana rilassante concentrata, puoi prenderne quante vuoi. NIKKA

  2. ti capisco. so cosa si prova ad aver sonno e non riuscire a dormire. a cercare di scacciare i brutti pensieri mentre altri ancora più brutti e si presentano al loro posto. a guardare la sveglia che tra poche ore suonerà e ti ricorderà che devi alzarti mentre tu non hai la forza e nemmeno la voglia di farlo. è dura. ma tutto passa. passerà, vedrai. un abbraccio salato. tiz

  3. ..è che il dolore trova sempre il modo per farsi sentire

    ospite sgradito

    ti mette in fila tutti i nodi da sciogliere

    anche quelli che non vorresti mai

    è allora che la fragilità scopre le corde nascoste

    ed è quella la forza

    l’esser fragili e riconoscerlo

    scrivere ne espande tutti i colori

    anche quelli più cupi

    una carezza

    Blue

  4. mic, mettitela via, se è l’ora dei rinculi notturni puoi farci ben poco. al più c’è da aspettarli, consapevolmente, ben sapendo che non durano. così è più facile, garantito.

    ah. mi dispiace. molto. per voi, per te.

  5. un gatto quasi identico, si chiamava Ra, da quando è andato via mai più altri gatti, lui di anni ne ha vissuti 17 è morto tra le mie braccia il giorno del mio compleanno nel 2005, e poi mia madre, il cancro, l’insonnia…la solitudine, quasi quasi, mic, ti offro un caffè alle erbe.

    queste coincidenze sconcertano

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