L’aquilone

Aquilone – © 2006

Era un uomo qualsiasi, il signor Lino Fasez. Perfettamente mimetizzato nella sua divisa da omino di Magritte. Senza bombetta, però. Lo si sarebbe tranquillamente potuto definire il bravo cristo della porta accanto. Un ordinario sempre cordiale. Buongiorno e buonasera. Mai una calzino fuori posto. Con poche sfumature. Di quelli che «È una così brava persona» e, in rari casi, «Un serial killer? E chi se lo sarebbe potuto immaginare?» esclamerebbe sbigottita la vicina intervistata con bigodini. Un fantasma, praticamente. Da 1227 euro al mese + corso d’aggiornamento sui regolamenti interni. Senza età. Senza eccessi. Senza sogni, se non in comode rate. Poi, quel giorno… Era una mattina come tante, dietro a quella sua scrivania affollata di numeri e di pixel e di fretta. La giornata sarebbe scorsa fuligginosa e senza particolari sorprese, a parte una mosca rompipalle. La sera, come sempre, talkshow al plasma avrebbero tranquillizato la coscienza del signor Fasez, in un minestrone che, qualsiasi ingrediente ci mettessi, il sapore sarebbe stato lo stesso. Un po’ surgelato. Un po’. Si, un po’ tutto e un po’ niente. Via il condizionale. E torniamo al… Cos’era? Passato? Si. Ma alquanto imperfetto. Avevamo lasciato il signor Fasez seduto sulla seggiola girevole del suo ufficio. La giacca appoggiata sulla spalliera, la cravatta slacciata quel tanto. E così via. Si era già sorbito la consueta dose di spam umano e disumano, quella mattina, quando, cliccando dentro un’email scrittagli con caratteri colorati, d’improvviso, finì dentro un sito che gli presentò un’accozzaglia di fregnacce scritte ed immagini. Nello scorrerle provò un lieve senso di benessere. Si sbottonò due bottoni della camicia. La cosa insolita, pensò, era che volevano vendergli niente, dentro quel sito. Con un residuo di diffidenza continuò, con sempre maggior curiosità, a cliccare, scrollare e cliccare. Poi vide un’immagine che lo colpì. Vi era una spiaggia, il mare, qualche gabbiano a casaccio. Ed un aquilone, in decollo verticale, sospinto dal vento e dalle braccia di un uomo. «Ma porca paletta!» esclamò «Quell’uomo sono io.» Ingrandì la foto. Si, si. Era proprio lui. Allora appoggiò, prima un dito, poi entrambi i palmi delle mani, premendoli appena, sul vetro del monitor. Si senti assorbito. Di più. Risucchiato. Completamente. In un baleno venne aspirato, a forza, da quell’arco di leggerezza. E si ritrovò coi piedi nudi e bagnati dall’onda. Vento in faccia. Sorpresa dentro. Era diventato energia, solida e pura energia umana, traformandosi nel suo inconsapevole sogno a colori. I suoi pensieri in un aquilone. Senza un filo di incertezza lo seguì. Assassinò le sue bonacce, con seriale tenacia.

43 Replies to “L’aquilone”

  1. [… E si ritrovò coi piedi nudi e bagnati dall’onda. Vento in faccia. Sorpresa dentro. Era diventato energia, solida e pura energia umana, traformandosi nel suo inconsapevole sogno a colori. I suoi pensieri in un aquilone. Senza un filo di incertezza lo seguì. ]

    segui i suoi sogni la sua vita che per la prima volta gli apparve chiara e lineare come non l’aveva mai vista.

    un uomo come tanti…

    e c’è ne sono tanti uomini come tanti… pochi coloro che un mattino si alzano in piedi e decidono di aprire gli occhi per guardare il cielo ed osservare di azzurro e verde la vita…

    questo vuol dire vivere, e che attorno a noi qualcuno di speciale riesce a vedere con gli stessi nostri occhi…

    un bacio

  2. la frase finale è perfetta: assassinò le sue bonacce con seriale tenacia.

    nulla da dire.

    come vorrei quei piedi nell’acqua, adesso, anche fredda, anche di grigio mercurio. Il mare d’inverno lancinante, pieno di spilli che ti bucano la pelle ma ti lasciano decantare.

  3. La prima parte mi riporta alla memoria un film con Michael Douglas “Un giorno di ordinaria follia”… peraltro bellissima la scena in cui il bimbo gli insegna come usare il bazooka… Alla fine del racconto invece ho pensato che io a volte ci provo con tutta me stessa ad appoggiare le mani sullo screen saver del mio monitor che rappresenta uno stupendo tramonto sul mare… però non vengo mai risucchiata… chissà perchè… dici che sbaglio a pronunciare qualche formula magica? Mah… ah ah ah!!! ciao socia

  4. Era diventato energia, solida e pura energia umana, traformandosi nel suo inconsapevole sogno a colori. I suoi pensieri in un aquilone. Senza un filo di incertezza lo seguì.”

    potevo essere anch’io….una donna qualunque…

    amo gli aquiloni….nonostante quel filo….

    parole che si “muovono”, le tue…bellissimo seguirle……

    Un abbraccio*

  5. Perchè non è mai il contrario, noi nei sogni, incapaci di starci, incapaci di dire di no a chi ci tira per i piedi in questa realtà, incapaci di non sentirci soli, nei sogni, perchè alla fine ci siamo solo noi il resto non ha vita propria, ha la vita dei nostri desideri irrealizzati, perchè non è mai il contrario dico, che i sogni vengono qui, a materializzarsi un po’, a diventare veri, a cercare “noi”, oggetto dei loro sogni?

    Ti abbraccio Mic, ho un po’ tanti pensieri nella testa in questi giorni, che voglio essere pensati ma non ne ho voglia 🙂 Willa

  6. ..a passi lenti e felpati..

    contemplo la massa d’energia “compressa”

    ma poi sorrido, ti acchiappo e con un sonoro bacione ti sconquasso…

    ma poi perdo il filo..e l’aquilone torna a volare nel cielo…

    (a fra poco…)

    m.

  7. “Volo sulle teste dei bambini

    Gioco coi venti e con il sole

    Oltre gli alberi e le colline

    Legato a un filo sottile

    Danzo sopra case e balconi

    Mi perdo nel vuoto

    Divento uccello

    Per chi è lontano

    E un giorno un razzo

    mi ha dato la libertà.”

    nonsoperchè, ma oggi mi viene in mente “l’aquilone dei Balcani”

Lascia un commento