Non fotografare

A tutti coloro i quali fotografano per lavoro o per passione.

L’altra sera un’amica mi chiese perchè, nel gennaio 1994, quando uno spaventoso terremoto di 6,8 gradi della scala Richter colpì Los Angeles, io, che ero lì per lavoro con la mia fidata Canon al collo, mi rifiutai di scattare anche solo un’immagine di quel disastro e delle persone che lo subirono. Alla cara amica che mi ha posto questa legittima domanda rispondo con un testo che conservo nella borsa dei miei attrezzi fotografici da almeno una ventina d’anni. Lo riporto così com’è, senza apportare alcuna modifica al testo originale. Eccolo.

•Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati.

•Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.

•Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni.

•La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.

•Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate perchè non possono respingerti.

•Non fotografare il suicida, l’omicida e la sua vittima.

•Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.

•Hanno già sopportato la condanna, non aggiungere la tua.

•Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi.

•Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino.

•Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme.

•Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo.

•Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie.

•Non fotografare gli annegati, i corpi carbonizzati, gli schiantati dai sismi, i dilaniati dalle esplosioni: non renderti responsabile della loro ultima immagine che li farebbe inorridire se potessero vederla.

•Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima.

•Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante, e nemmeno gli orfani dell’amante.

•Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso.

•Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del “diritto all’informazione”.

•Se davvero è l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.

•Come giudicheremmo un pittore con pennelli, tavolozza e cavalletto che per fare un bel quadro sta davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, ad un corpo lacerato che affiora dalle rovine?

•Perchè presumi che la borsa di accessori, la macchina appesa al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti?

Da un bollettino diffuso da Foto/gram al Sicof del 1979

55 Replies to “Non fotografare”

  1. è un post semplicemente incantevole. dove insegni il rispetto. anzi.. il Rispetto. c è molto da imparare da te, mio caro michele.

    ps.. se hai voglia di sorridere .. ridere e dire la tua.. ci sono tre amiche che ti aspettano da “www.quintogirone.splinder.com” provare per credere!! 😉

  2. Mic il tuo commento sul mio ultimo post è bellissimo, mi hai commosso. Come commosso sono io a leggere quello che hai scritto qui. Non solo lo condivido in tutto e per tutto, ma l’ho sempre rispettato. Non sono fotografo professionista ma spesso, quasi sempre, ho con me la macchina fotografica. E trovo che il rispetto verso le persone sia imprescindibile e la chiave di volta per non scadere in dignità. In fondo una bella fotografia non ha bisogno di essere un pugno nello stomaco, anzi. Grazie Mic, vedo che condividiamo diverse passioni! Ciao, mauro

  3. è un bel testo che fa riflettere.. sì, ha ragione syssa ad usare la parola “rispetto”.. insegna rispetto e dignità umana..

    ciao Mic. io per un po’ senza immagini (di altri) o foto mie. mi é saltato il giochino dove caricarle. quanto al cuore, anche quello mi hanno rubato. e ora mi restano solo parole..

  4. Conoscevo, se pure poco, Giacomelli. Un grande fotografo, come mi confermano le foto che mi hai gentilmente indotto a vedere, stasera, cara Sefosse.

    Però io vorrei sempre sapere che cosa ne avrebbero detto, se avessero potuto esprimersi, in un ipotetico frammento di lucidità, le persone ritratte. Se avrebbero apprezzato come divi di un film neorealistico oppure se le foto che le ritraevano avrebbero acuito il loro dolore.

    Ancor più.

  5. Un giuramento di Ippocrate per hi invece del bisturi usa la macchina fotografica.

    Rispetto, sempre e comunque.

    Ma trovo giusto che in alcuni casi la denuncia sia altrettanto importante.

    Tien-ammen, gli sfigurati di Bhopal, le madri dei desaparecidos … Non so dove stia il limite tra il rispetto per la dignità umana e l’esigenza di mostrare al mondo.

    E’ un dubbio che spesso mi assale.

    Lo stesso dubbio che mi fa dire sì alla libertà di stampa, sempre e comunque.

    Ma un secco no allo sfruttamento delle sofferenze altrui …

    Splendido post … E, se permetti, trasmetterò queste parole a chi credo ne abbia bisogno. Perché ha fatto della sua macchina fotografica un’arma impietosa … Solo per qualche recensione positiva …

    Un bacio

  6. oggi si abbatte la malinconia a suon di coccole.. un po’ verso me stessa e un po’ alle persone che mi sono vicine.. LO AMMETTO… ti ho rubato una foto.. anzi la tua foto… ma se vieni a vedere da me capisci perchè… tu sai di mare… un abbraccio

  7. Anche io condivido i tuoi non fotografare ma per un altro motivo, non sopporto quella fotografia mediocre di reportage che cerca di conquistare con il soggetto da lacrima facile, una bella foto lo per come mi fa vedere le cose non per quello che mi fa vedere! …questo è ciò che penso io ed ovviamente relativo!

    saluti

  8. ..questo vedemecum dovrebbe essere ribaltato anche ai tanti giornalisti televisivi che fanno della sofferenza e della scena più straziante perno centrale dei loro servizi..

    PS: leggo i tuoi commenti su alcuni blog che leggo anche io e stasera ho deciso di fare una visita a casa tua, sono contenta di averlo fatto!

    ciao e buona serata 🙂

  9. sono d’accordo per quanto hai riportato in questo post e non sarei certo la fotografa ideale per fare questo genere di immagine ma ci sono fotografi bravissimi che hanno raccontato attraverso immagini un mondo che altrimenti a noi sarebbe sconosciuto, parlo per esempio di un fotografo, tom stoddart, che nonostante la crudezza delle sue foto di reportage di guerra o carestie ha una bellezza toccante, non sono solo foto che documentano ma che anche vogliono mostrare la nobiltà che quelle persone ritratte hanno dentro. comunque un tema molto difficile da trattare. grazie per averci fatto conoscere questa lista che anche io prenderò per legge con me. buona giornata mic e un bacio speciale a te animo gentile. mony

  10. C’è riassiunto l’etica e il rispetto che si devono a chi soffre, a chi è in difficolta’ e non sempre…..tutto è permesso o è dovuto dal far vedere a tutti i costi …….il dolore è cosi’ personale che entrarci anche solo con una foto …….. non è bello…complimenti passavo per caso ho letto ………e il mio rispetto e stima anche non conoscendoti al proprietario di questo blog…..ciao

  11. Meraviglioso idealista che sei, Mic. Condivido, assolutamente, tutto quello che scrivi. A volte anche una foto può essere violazione, violenza, invasione, disturbo, fastidio, presenza non richiesta. Ma la mia formazione professionale mi impone di ricordarti che, senza il lavoro di molti fotografi coraggiosi e incoscenti, andati proprio sul posto di una guerra, di una morte, di un disastro, noi “comuni mortali” non sapremmo, se non per sentito dire, tutte le cose che sono successe. Uno scatto, prima che arte, è testimonianza di ciò che è stato. E gli ultimi due secoli di storia sono più vivi e più concreti in noi anche grazie all’arte di scrivere con la luce che passa attraverso una lente. Vedi, Mic, un giornalista va sul posto, si fa raccontare le cose quando a volte sono già successe da un’ora o da cinque minuti, e le riporta sulla carta stampata come meglio le ha apprese. Un cameramen o un fotoreporter, spesso sono in mezzo ai fatti, mentre accadono, nel fango di una trincea, con le pallottole che passano a venti centimetri dalla loro testa, per il loro lavoro, per soldi e fama anche, per la fama, ma non solo. Sono lì anche perché pensano che le cose vadano viste e riportate al meglio. Pensa a James Nachtwey o a Don McCullin o a Robet Capa, morto su una mina saltando per aria, pensa a quanti avvenimenti del passato, anche atroci, conosciamo meglio grazie a loro. Pensa alle foto di Mussolini appeso in piazzale Loreto, al Muro di Berlino che cade, a Vicrot Hugo sul letto di morte “regalatoci” a fine Ottocento da Nadar, ai sopravvissuti dei campi di concentramento ritratti da Margareth Bourke-White, pensa a… quanti esempi ti potrei fare! Certo è che ci vuole rispetto, certo è che non si va in India a ritrarre un poveretto che muore per strada solo perché siamo dei felici turisti all-inclusive che dormono nel cinque stelle ed escono in strada con lo stupore cretino di chi vuole raccontare la sua personalissima “bella” esperienza a Calcutta. C’è modo e modo di inquadrare il dolore. Ma spesso raccontarlo serve a capire, a sensibilizzare, a scuotere le coscenze altrui. Ecco quello che penso io. Un bacio

  12. sono in parte d’accordo con te…ma le fotografie sono il ritratto della vita e quindi degli sbagli umani….se non avessi oggi un ricordo fotografico dei più grandi sbagli umani, Auschwitz, Hiroshima, Tien namen, non riusciremmo veramente a focalizzare di cosa è capace l’essere “umano”…

  13. Certi frammenti e immagini è meglio tenerle nel cuore. La sofferenza non può mai essere raffigurata e rappresentata come chi la vive nel sentimento straziante . Davanti al dolore nessun flash può portare solievo o speranza . Il Ricordo non è necessario perchè ci sono cose che rimangono indelebili a chi è capace di osservare. Come te .. mich . che immortali attimi rari e preziosi nella quotidianità. Tu che sai cogliere la musica in momenti apparentamente silenziosi.

    Nei momenti duri e davvero chiassosi, invece, il rispetto, il silenzio e l’assenza dell’occhio curioso è doverosa. Un forte abbraccio

    (per l’intervista avrei bisogno di un indirizzo mail) Grazie

  14. Tante, troppo immagini si sarebbero dovute evitare. Ho il terrore di un incidente solo perchè non vorrei che chi neppure mi conosce possa vedermi scomposta sul ciglio della strada o leggere particolari raccapriccianti in un articolo sul quotidiano locale.

    Ma molte immagini hanno saputo squarciare il muro del silenzio, scuotere le coscienze. Erano necessarie. Tutto sta in quel dito che pigia sul tasto, nelle emozioni che spingono quel dito a fare click. Lo scoop o l’informazione….

    Io ti adoro Mic per quello che scrivi, perchè fa riflettere e perchè ‘so’ che è quello che senti.

  15. ho letto questa lista ieri. ed anche oggi. e penso che non so se sia giusto o meno quello che c’è scritto. immagino che sia giusto fotografare chei desidera essere fotografato, indipendentemente da chi esso sia.la regola fondamentale per me è proprio questa. ti abbraccio.

  16. cavoli, quante emozioni e riflessioni nel post e nei commenti. bello.

    e sono veramente combattutta: adoro la purezza e l’idealismo del manifesto della fotografia postato da mic, ma concordo con altri che certe immagini hanno saputo, come niente altro denunciare o portare alla pubblica attenzione temi che non potevano essere ignorati.

    forse il punto è che il rispetto, prima che nella foto, deve essere negli occhi di chi la foto la scatta e di chi la guarda.

  17. Lo vedi perchè poi mi scaglio e mi scaglierei d’istinto verso chi ti fa un torto ( salvo poi scusarmi se eccedo, come ho fatto)?

    Semplicemente perchè hai un dono che pochi hanno: una splendida umanità.

    OT: Un tesoro, moi? Essivede che certi riescono a tirare fuori il meglio di me. Certi. 😉

    Bacio, anzi due!

  18. Mmmmm…ho letto e riletto.

    Capisco quello che dici, ma, pur non essendo la fotografia il mio mestiere, concordo con le parole di Onlyyou.

    Senza determinate immagini non conosceremmo nemmeno alcune scabrose realtà del mondo, senza quelle immagini altre persone non avrebbero la possibilità di comunicarci le loro tragedie, perchè qualcuno li fa tacere, perchè sono scomodi, perchè forse non hanno più la forza di parlare.

  19. sto imparando a fotografare.

    d’istinto.

    e l’istinto mi sta guidando abbastanza bene direi.

    ma questo “decalogo” con più di 10 punti è davvero prezioso.

    ho imparato a chiedere…

    ciao

    michi

  20. Credo Splinder rifiuti il mio commento per ragioni morali. Allora vediamo se riesco a postarlo da me. OK? Mi perdoni Mic? Per chiarezza riporterei anche il tuo post. Spero tu sia d’accordo. OK2?

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