
Hornet e via. Ora sono disteso sopra un asciugamano formato single e sto osservando le nubi che transitano sopra il mio naso. A parte i leprotti, i profili sioux e le solite silhouette di spermatozoi in libera uscita io ci vedo dei continenti. Si. Cumulonembi come grandi ammassi di rilievi galleggianti in un mare di cielo. Non so, sarà la musica di Giorge Winston che mi solletica i timpani o l’idea che sto per immergermi, sarà lo stato di rilassatezza totale che mi ha preso, fatto sta che i miei occhi giocano con le nuvole che, a loro volta, giocano a rincorrersi, isole e continenti e penisole che si scompongono e ricompongono in mosaici di fantasia. Ecco, le nuvole, ma cosa sono? Sogni d’acqua allo stato etereo? Mah. Poi viene l’ora, due o tre minuti dall’inizio dell’allucinazione, di calzare le mie pinne nuove di pacca, infilare maschera e boccaglio e, senza indugio, immergere il mio stato solido dentro quello liquido al fine si sperimentare nuove percezioni di pelle-accadueo.
Sono pronto. Uno, du… sono già immerso, brividi sulla pancia, pensieri che evaporano ed un corpo, il mio, che sposta una quantità di fluido notevole, determinando una spinta verso l’alto e, beh, insomma, io ed Archimede ci godiamo lo spettacolo dei pescetti che, a branchi, lambiscono lo stomaco e paiono affaccendati in tecniche da squadriglia a caccia. A proposito, non è che si annoieranno, ‘sti pesci, a stare tutto il giorno, lì, muti, a guardarsi a centottantagradi sperando che non arrivi un esemplare di maggiori dimensioni a berseli per aperitivo. O, in alternativa, qualche schifezza di pesticida umano o qualche amo non amo a fregare la loro ingenuità. Terminati questi pensieri microcosmici convengo tra me ed i miei desideri che è terminato il tempo di galleggiare. Stabilisco di diventare negativo: così si dice di un corpo che manda a cagare il buon Archimede e decide di fare glu glu, trattenendo il respiro ed effettuando una certa qual spinta dalla superfice dell’onda verso il fondale innestando il pinneggiamento in verticale. Ma guarda tu, penso, se proprio delle femmine, di recente pure, debbano essere state le artefici del mio coinvolgimento ed apprendimento subacqueo senza l’ausilio di mezzi meccanici. Vedasi bombole. A loro sorrido e, sorridendo, mi entra un filo d’acqua nella maschera. Sorrido e proseguo la mia discesa. In apnea. Due, tre, cinque, forse sette metri sotto il livello del mondo. Guardo un’ancora perduta e qualche castagnola blu neo nata, della dimensione di un decimo di unghia, e, quindi, questo l’ho imparato da solo, mi ricordo di un trucco che facilita di molto la nuotata sott’acqua: danzare come un ballerino di danza classica. Infatti comincio a librarmi, senza peso, facendo piroette e diverse capriole, mentre qualche sarago mi guarda tra il divertito e l’allibito. “Buffi che sono questi uomini” devono pensare le creature dotate di branchie ogni volta che appare un sedere in ammollo, sia esso dolcemente scolpito, sia esso un intersezione tra due parabordi rotondi. Scendo ancora un pelo. Che, come dice la rana, lo stomaco si rattrappisce e la negatività aumenta. Non troppo che il diaframma brontola, acciderbolina.
Beh, è ora di risalire. Lentamente. Rinascere, positivamente, dall’acqua all’aria. Ma quanto tempo è trascorso? Caspita, era da quando, ragazzino, mi tappavo il naso e affondavo la testa dentro una vasca da bagno a segnare improbabili record senza respiro, che non stavo sotto così tanto. Sarà passato un minuto buono. Forse ma forse. Importa il piacere, non la durata. Una, due, moltissime immersioni si susseguono. Senza sforzo, è questo il vero sballo. Sempre più calmo ed impermeabile ai pensieri del fuori, finisce che sto in mare quasi un’oretta prima di ritornare a riva per vedere se mi si sia stato fregato lo zainetto con tanto di musica portatile e documenti vari. Per fortuna è ancora tutto lì. Bene. Sto proprio bene. Rilassatissimo. Cuffiette, siga, pancia in sù, eghein. Ritornano le nuvole a far capolino. Che strano, ora, però. C’è una nube a forma di sorriso ed un altra a forma di braccio proteso. Mica mi vergogno, tra i bagnanti asciutti che mi circondano sugli scogli di Quinto, ad allungare braccio-mano e lanciarli in alto. Chiudo gli occhi, partono i Police, e mi pare di entrare nuovamente in apnea, col cielo. Quasi si accarezzano, le mani, a forma di nuvole. Poi piove, cazzo! Quasi quasi mi rituffo che, tanto, dentro il bagnato, mica può piovere. Al massimo gocciola. Vita, in assetto costante.

Lentamente. Rinascere, positivamente
e arriva la nuvola a forma di sorriso 🙂
Ebbè…bravo mic. Piccola soddisfazione se un giorno mi dirai che abbandoni le bombole. E comincerai a respirare mare e non aria. Io, ieri, giusto ieri, a sorpresa, ho provato la monopinna. E ho capito perchè i delfini ridono tutto il tempo.
Sì ..sì.. Proprio ieri ero una nuvola sopra il cielo di Quinto e la mia mano cercava te :-P. NIKKA
P.S: Bello questo groviglio di pensieri anche se erano già miei ieri 😀
Sì, allora eri tu. Io ero in canoa, intorno alle sei. Ci siamo incrociati e guardati per un attimo.
Il fato, a volte.
Come se fossi stata lì, Mic.
:-***
Quando la negatività aiuta! Anche in questo caso è una questione di equilibri, tra la pressione e il volume, e di consumi. Ma attenzione al diaframma. E qui è sempre la solita storia: tempi e diaframmi. Solo che quando esageri col tempo, il diaframma si contorce, e ti avverte che è ora di tornare a respirare. Aria. Sigh!
mmmmm
io ieri ho visto i draghi, nelle nubi 🙂
come sempre, i tuoi scritti e le tue foto mi lasciano senza parole…e leggo tutto d’un fiato, in apnea…e poi guardo la foto che accompagna lo scritto e respiro di nuovo…mare, a volte…vita, sempre.
un abbraccio, anche per il tuo bel papa’
tiz
è belloessere acqua
ne hai mai viste nuvole a forma di divano? Io giuro di sì. Oggi. Nasoallinsù. Bacio salato.
Giusto ieri sera ricordavo di quella sensazione che si prova nuotando nell’acqua alta, con i pesci affaccendati sotto (purtroppo non intorno, perché ho poca resistenza…). Che bella sensazione! Da provare ancora. Baci. Chocolate
a volte non la sopporto questa vita che non è a tenuta stagna……..
in apnea…ti ho letto.
Prendo fiato…e ti sorrido.
Grande come il mare. Tu.
respiro e ti sorrido
Blue
un dolcissimo sorriso 🙂
E ora a pieni polmoni. Aria. Vita.
:-)))))))))))))))))))))))))))))))))))
quanti ricordi, dell’anno scorso…. quanta solitudine, oggi e domani, lontana dal mare….
un bacio, Will
invidiabile la gioia che sbrigiona dalle pagine del mio blog?!!! indubbio. sono felice. ma qui? qui è un sogno!!!! davvero complimenti! quando vorrò riposare gli occhi e rilassarmi, so dove andare! le tue fotografie sono magie! io adoro fotografare ma… bhè… è solo sentimento quello che “si vede”.. non tocchi d’arte!!!
un abbraccio!
chicca
e il mare ci guarisce..sempre…..