Avrebbe anche potuto chiamarsi così, questo blog.
C’è questa parola, prospettiva, che mi insegue da qualche mese. La sento come la chiave universale per aprire tutte le porte che desidero aprire. La barca a vela con la quale capire e carpire, al meglio, tutti gli stati del mare. Gli umori dell’anima. Quasi tutti. E’ tardi, molto tardi ed ho ancora un bel po’ di lavoro da sbrigare prima dell’appuntamento dalla commercialista, domani mattina. Eppure ci tenevo ad iniziare a scrivere di questo argomento perchè so che ne discorrerò ancora a lungo fino a carpirne i significati più profondi.
Ho anche un moscerino cattivello nell’occhio ma non mi arrendo. Me lo sciacquo via. Bevo un gollata d’acqua e mi preparo una sigarettina. Sono le 3 di notte. Di una notte quieta a Vernazzola, di fronte al mare tra Genova ed il Monte di Portofino. Esco un momento. Per dare una boccata d’aria. L’aria è tersa. Si vedono lucine lontanissime sul Monte e nel cielonotte. Nitidissime come le sensazioni che sento di esprimere.
Poi riprendo. E chissenefrega se le ore di sonno saranno comprese tra le dita di una mano. Sto bene. Perchè comunico. E non solo con il muro bianco-azzurro-blu di questa splinderfaccia ma, sopra tutto, con i folletti-personaggi che abitano la mia scatola luminosa. Mi esprimo. Ascolto. Scatto. Abito i miei pensieri. Anzi no, non ho tempo per pensare. Per questo sto bene. Abito le mie sensazioni: questa si che è vita!

Il viaggio è il modo migliore che conosca per percepire le emozioni in movimento. Il viaggio intorno agli oggetti, intorno alle menti, intorno ai panorami. Non a caso in passato mi specializzai nelle fotografie panoramiche a 360°. Perchè uno scorcio non è pieno se non se ne rappresentano tutte le sue componenti. I dettagli tutt’attorno in un mosaico di sfumature che, prese singolarmente, significano niente oppure molto poco, rispetto alla completezza che i molteplici frammenti vanno a comporre. Così è per tutto.
Per capire chi ti sta innanzi non basta esplorarne un’aspetto o due. Fermarsi davanti alle categorie conosciute che meglio lo rappresentano. Non mi è sufficiente sapere quanti anni hai, di che sesso sei e sei sei bella/o per intenderti e, magari, apprezzarti. Non mi basta vedere la foto di una statua per goderne l’aura. Non è abbastanza stringerti la mano per capire se ti amo. Voglio di più. Voglio girarti attorno. Desidero sentire le diverse prospettive.
Godere di tutte le luci che ti possono illuminare e scrutare di te gli angoli che più mi solleticano. E’ necessario in una conversazione, cara o litigiosa che sia, uscirne per un momento e capire da fuori come stanno veramente le cose. Di una montagna all’alba aspettare anche la notte per possederne i segreti. Di una casa vederne il retro, la cantina, il bagno per apprezzarne l’architetto.

Del mare è decisivo vederne la burrasca per solcarne la calma. Respiro. Ascolto “Every breath you take” dei Police. Mi rilasso davanti alla nottelunga e prolifica. Bevo. Bevo ancora. Non volevo scrivere così a lungo. Vabbeh! Guardo il buio della notte e mi sento un po’ meno solo. Every breath you take… I’ll be watching you, la canto e, quando canto, vuol dire che sto proprio bene, sai, caro blog. Mi sto imbelinando, si, ora parlo anche col blog. Tra poco darò del gruviera al mouse, sempre che non scappi. Sento di non aver ancora finito. Di aver solo cominciato ad entrare in una dimensiione diversa, in un abito poco indossato fino ad ora, senza lustrini e cravatte. Una abito trasparente come le parole, liquide (piccola licenza poetica), che cadono da sole sulla tastiera.
Dicevo… le prospettive. Prospettive poco future. Presenti se mai. Nel senso che i sensi, se ben alleati tra loro, possono regalarci percezioni fantastiche difficili da ricostruire in seguito e le emozioni che ne scaturiscono sono vere solo quando si vivono. I ricordi, invece, possono essere caldi o freddi ma sono spesso bugiardi. Almeno credo.
Non voglio più fermarmi all’apparenza. Desidero collezionare tutti i pastelli del mosaico che ogni giorno costruirò e… quando mi sentirò stanco o svogliato chiuderò un poco le palpebre per tornare a vedere sotto una nuova luce e ricordarmi del perchè un fotografo è un bravo fotografo. Un artista è più grande degli altri. Perchè sa cogliere prospettive nascoste ai più. Più semplicemente perchè ha grande la curiosità di esplorare, fuori e dentro, con grande sensibilità le facce di un gioco che è uguale da sempre e rinnovato ogni secondo.
Buona notte. Forse si stanno aprendo prospettive sensualmente nuove.
e tu sei un artista?
Ci devo riflettere, su questa cosa dei ricordi bugiardi. Ancora non so mica se sono d’accordo.
accipicchia…(espressione che uso per stupore, ma anche per emozioni intense…)…che bel post, sembra di partecipare alle tue emozioni, respiro…
Penso che tu non ti sia mai “fermato all’apparenza” perchè se così fosse stato non saresti arrivato ai pensieri nei quali ci hai coinvolto.
R.
sono daccordo con questa cosa (essenza,sensazione,percorso) del conoscere
conoscere qualsiasi cosa è come un gioco di scatole cinesi..ma se la conoscenza è volta all'”umano” non arriverai mai alla scatola ultima,quella più piccola..quella infinitesimale essenza di verità e specificità
🙂
Anche tu. E, a proposito, grazie per avermi linkato.
un vero poema questo tuo scritto :)))
mi ci sono tuffata e ci ho nuotato fino in fondo quasi in apnea…
prospettive…come quando guardi le cose attraverso una lente…oppure dietro un velo…oppure scostandolo?…oppure…
argomento intrigante di cui si potrebbe parlare per ore intere….
un sorriso
Una canzone bella come quella dei Police,non può altro che farti scrivere delle cose fantastiche!
ti sei già stufato, mi sembra, della tua scatola con le paroline….
non esiste solo la prospettiva, il piani e le sezioni… sempre diverse visioni…